Incontriamo a Rosa Elenia Stravato al debutto del suo primo romanzo “Il profilo del tempo” a pochi giorni dalla pubblicazione.

di Ester Campese

Rosa Elenia Stravato (1991) è non solo una docente, ma anche bravissima formatrice di scrittura teatrale e cinematografica. E’ responsabile del progetto “BAMP CINEMA” a cura di Agis scuola di Puglia e Basilicata. Tra le molteplici attività ha collaborato con la Fondazione Paolo Grassi e con il Festival della Valle d’Itria. Ama la condivisione e la collaborazione attiva e fattiva che opera con diverse associazioni culturali nazionali.

Si è formatasi presso l’Università La Sapienza di Roma ed ha poi proseguito frequentando la scuola di scrittura RaiEri. Non paga si è poi interessata ed ha seguito i seminari di scrittura scenica a cura di Maria Letizia Compatangelo. Ha preso parte a molti progetti letterari come Quaderni di cinema (2020), L’unico vaccino è l’amore e Tutti gli amori nella mia testa. Le sono stati tributati molti premi tra i quali, uno su tutti, la menzione speciale Il Tiburtino (2019).
Rosa Elenia Stravato esordisce ora come scrittrice, pubblicando con la casa editrice Les Flâneurs EdizioniIl suo primo romanzo d’amore, “Il profilo del tempo“, sarà disponibile a partire dal 7 febbraio 2022. Un romanzo che parla non solo d’amore, ma anche della forza di trovare, e riconoscere, se stessi. Conosciamola più da vicino in questa intervista.

Nell’introduzione abbiamo detto che ha un’esperienza lunga e variegata nel campo della scrittura, per cui la domanda non è cosa l’ha spinta a scrivere, ma perché questo non è accaduto prima?

Credo fermamente che scrivere sia un atto comune alla maggioranza degli esseri umani. Molti di noi amano imbrattare la carta per segnare di tutto: dalla lista della spesa agli scarabocchi e per sistemare i pensieri. Non penso che ci sia un tempo per raccontare una storia ma esiste una gestazione catartica, quasi. Sei lì e improvvisamente capisci di dover dar voce a qualche personaggio che tuona dentro di te per raccontarsi ai più. Scrivere significa avere il piacere d’aspettare. Significa prendersi cura delle parole e capire se ciò che sta nascendo sotto la penna è destinato ad avere un futuro. C’è voluto tempo per comprendere che per scrivere è necessario avere rispetto per la parola e le sue leggi. Bisogna conoscere la letteratura, amare la propria curiosità e studiare. Perciò credo che il romanzo sia la somma delle attese, delle ricerche, delle porte chiuse in faccia, degli autori incontrati. Forse non era abbastanza matura, la mia storia, per essere raccontata prima. Il tempo speso nei corridoi della scrittura mi ha insegnato che c’è un tempo per ogni singolo tassello che compone la vicenda e che vale la pena viverselo senza fretta, altrimenti, si rischia di perdere il ritmo della narrazione. E lo sappiamo, no? Il ritmo è ciò che muove il mondo. Non a caso siamo fatti di battiti che seguono un preciso andamento.

Che emozioni prova con questa sua prima pubblicazione e come si sta “dall’altra parte della barricata”? 

È una camminata a piedi nudi sull’erba sporca di rugiada. Puoi sentire i brividi venirti dai piedi sin sopra al capo ma continui a camminare per annusare quello strano odore e specchiarti nella bellezza di una natura che riesce a sconvolgerti. Una specie di purificazione. Una catarsi, insomma! In ogni caso un’esperienza avvolgente e luminosa.  

Abbiamo detto che è un romanzo che non parla solo d’amore, cosa può ritrovare quindi il lettore in questo libro? 
Esatto, non parla solo d’amore. Ho voluto raccontare la bellezza dei legami autentici: ci sono amicizie che diventano “sorrellanze”, personaggi che insegnano da cosa fuggire. Ho cercato di raccontare la vita che scorre tra imperativi, vizi, paure per far in modo che il lettore possa ritrovarsi, magari comprendersi. Devo dire che, la creazione dei personaggi, ha guardato spesso alla scrittura del celebre drammaturgo Moliére e dei suoi “monomaniac”. Ogni personaggio che troverete nel romanzo segue un proprio arco vitale e ha le proprie manie perché volevo che potessero essere dei riferimenti, positivi o negativi, per il lettore. Dei tipi umani con cui poter innescare un dialogo costruttivo, insomma! È una storia che ho inteso come un omaggio a un tempo che ognuno di noi può scegliere di vivere. C’è il racconto di una Roma underground che invita a guardare la vita con avidità. È, a mio avviso, un inno alla bellezza che spettina, seduce, ammalia, divora.

“Il profilo del tempo”, potrebbe diventare anche una sceneggiatura per un film o un’opera teatrale?

Il cinema e il teatro esigono le loro strutture e la scrittura risponde alle loro leggi: il cinema è un racconto per immagini mentre il teatro è la voce di un attore che si deve muovere in un preciso spazio scenico. Entrambe le forme d’arte esigono i loro tempi. Partendo da questi piccoli appunti, la storia si presta più al cinema perché è popolata da ampi spazi, da molti personaggi e ha un arco esteso che si compiace di ampie descrizioni. Il romanzo vive di frame, quadri. Non è assolutamente teatrale, eppure, un omaggio al teatro esiste ed è visibile nella connotazione dei personaggi. Devo ammettere che l’idea di poter vedere al cinema Sara e Edo mi solletica parecchio e sarebbe una meravigliosa esperienza.

Si ricorda il momento in cui ha deciso di diventare scrittrice?
Non mi sento una scrittrice, piuttosto una persona che incarta parole. Una cantastorie 2.0. Ricordo che quando non sapevo ancora né leggere né scrivere, inventavo racconti a braccio e riuscivo a catturare l’attenzione dei miei compagni. Ma è stato grazie a una docente di italiano, della scuola secondaria di primo grado, che ho compreso quanto fosse importante per me la scrittura. Io passavo i pomeriggi interi a scrivere e poi, una volta in classe, lei mi faceva leggere perché la classe si aspettava che raccontassi le avventure dei miei personaggi. E poi ho allevato le parole sino a costruirci strutture più grandi e solide che mi hanno portata sin qui e, francamente, spero che mi portino ovunque.

Un sogno nel cassetto da “spolverare” e rendere reale?

Io sono una sognatrice nata ma ho i piedi saldi a terra perché bisogna rendere i sogni il nostro motore ma siamo noi la benzina. Perciò, continuerò a studiare e annusare la bellezza del mondo e mi auguro di poter scrivere ancora, scrivere sempre meglio cercando di estendere la mia platea di lettori. Il sogno è poter dire a gran voce che le parole sono diventate il mio mestiere e che è grazie ad esse che posso sentirmi pienamente realizzata. Chissà, magari un giorno qualche mio romanzo potrà diventare un film con una regia da urlo oppure potrò contribuire alla stesura di qualche testo musicale per qualche cantautore. Non so. Spero, davvero, che le mie parole arrivino ai lettori e che siano loro a renderle vive in vari contesti.

Di VipGlam

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