È un po’ una forzatura il “teatro” come concetto ma di sicuro ci sono radici dentro la vita e il suono di Jacopo Perosino. “Estramenia” in fondo racconta chi siamo e cosa stiamo diventando raccogliendo anche scritte dai muri. Ha quel certo monologo alla “Gaber” con tutte le virgolette del caso. Ha il pop delle radio di oggi ma non il suono omologato delle soluzioni digitali automatiche. È un Ep maturo e senza compromessi.

Un passo indietro, andiamo in teatro. L’estetica è tutto… per te quanto conta?
Se intendiamo il concetto di bello, ammesso che si riesca a oggettivarlo, mi interessa poco. Mi interessa l’estetica che tocca una dimensione estatica: qualcosa che crea sgomento, che ti toglie i punti di riferimento e la terra da sotto i piedi. In epoca antica tutto ciò si traduceva nel concetto di Sublime, concetto poi ripreso dagli artisti romantici a cavallo tra XVIII e XIX Secolo.

Un passo avanti: nel disco l’estetica? Che dimensione e che importanza ha?
La dimensione orale del disco tocca diversi stili di usare la parola in musica: cantato melodico, parlato semplice, parlato in metrica (rappato), declamato. Ogni scelta è volta a trovare la miglior soluzione per raccontare fatti ed emozioni (dramatikon). Non vi sono orpelli o manierismi o, almeno, non sono voluti. Mi interessava unicamente il messaggio, sicuramente non la forma finale dell’oggetto (o la sua capacità di essere venduto).

Un passo a latere: quanto comunicano questi due piani dell’espressione?
Forse in quest’ultimo Ep Estramenia, come nel mio primo disco Retrò, si parlano più di quanto potessi immaginare. In generale sono due campi del sapere che mi interessano, due lenti lucide dalle quali mi piace osservare l’antropocene.

In “Estramenia” si recita anche… si fa politica, critica sociale, si parla d’amore in senso alto. Sono bastate 5 canzoni o è stato solo un incipit a quel che sta arrivando?
Ho nel cassetto alcuni provini che, se dovessi dargli alcune coordinate tematiche, tra le altre userei sicuramente politica e “amore in senso alto”. Da questo presupposto potrei risponderti che sarebbe pronta una naturale evoluzione del discorso ma sono stanco di buttare cose nel marasma generale, da solo e con i pochi mezzi di cui dispongo. Sto cercando un team cui interessi il lavoro e che voglia lavorare con me affinché si divulghi al meglio.

Ha colpito tutti “Canzone da muri”. Cito testualmente la tua descrizione: L’ho fatto mettendo in correlazione le canzoni, mie e di grandi autori che ho amato, con i murales, i poster e le scritte che incontro ogni volta che viaggio e che spesso fotografo. Cioè? Che lavoro è stato fatto?
Canzone da muri è un unicum, sia nella forma che nel contenuto. Inizialmente avevo più dubbi che certezze circa il fatto di pubblicarla ma ora ne sono soddisfatto (fautore principale è stato il coproduttore dell’Ep, Andrea “Neura” Nejrotti). Sono appassionato di street art e murales, quando viaggio mi soffermo e li fotografo o mi appunto le frasi più interessanti. L’anima della canzone nasce da una lettera scritta e mai inviata alla quale ho aggiunto estratti di frasi che mi ero appuntato ma qua e là nel brano, sono presenti citazioni testuali o musicali di grandi autori. Sono tributi ad un movimento culturale e musicale che ha segnato il mio personale approccio alla musica. Chi li riconoscesse nelle trame della canzone e avesse voglia, me lo faccia sapere.