di Ester Campese
Tinta è una scrittrice contemporanea prolifica che esordisce come autrice nel 2006 vincendo il concorso “Carte Segrete”. Pubblica con il medesimo pseudonimo “Lettera aperta ad un amante”, nel 2008 e l’anno successivo “L’eros: tanti colori una sola tinta”. E’ la volta, nel 2013, del suo lavoro “Una donna (quasi) scaduta”. Trascorro tre anni ed esce con il libro “La fine dei giochi”. Nel 2017 pubblica con Les Flâneurs “Lasciatemi dormire” e nel 2011, in versione e-book, “Donne che amano le donne” e “Una donna (quasi) scaduta”. Partecipa anche a diverse antologie ed opere corali, spaziando agevolmente tra diverse tematiche e generi che vanno dall’erotismo al sociale, dalla narrativa alla poesia. Dal 2019 collabora come giornalista free lance ed è nella redazione del periodico «L’altra metà del cielo» (Lulu che fa storie).
Non vogliamo “spoilerare” troppo di questo suo ultimo libro di narrativa “La Mantide” ma conosciamo un po’ più da vicino l’autrice. Da giovane aspirava a scrivere?
Ho iniziato a leggere e scrivere a 4 anni e non mi sono più fermata. A parte gli scherzi mi è sempre piaciuto scrivere, anche se da ragazza mi dedicavo prevalentemente alla poesia. Era il modo più immediato per mettere a fuoco la mia vita e le mie emozioni. La scrittura mi ha sempre accompagnato negli anni. Inconsapevolmente forse desideravo anche essere pubblicata: in un cassetto ho conservato la bozza di un libro di poesie scritto quando ero adolescente, con tanto di introduzione e fantasmagorica copertina disegnata da me ( che non so disegnare!).
Perché il lettore si dovrebbe appassionare a questo suo nuovo libro? Cosa può attendersi?
E’ una storia che comincia leggera, qualcuno potrebbe trovarla addirittura banale. Ma la vita di Giacomo, il protagonista, è banale, almeno all’inizio, prima del fatidico incontro. E’ la vita di un uomo senza sogni, nè ambizioni, un pò vuota. Ma a mano a mano che si prosegue nella lettura la prospettiva cambia, la vita di Giacomo cambia. Conosce Elena e ne diviene totalmente succube. E’ ossessionato da lei e non si rende conto che in quella storia impossibile sta perdendo se stesso. Spero che i lettori troveranno interessante questo viaggio nei meandri dell’ossessione amorosa, anche perchè è la prima volta che lo faccio dal punto di vista maschile. Al di là di questo nella storia ci sono anche “scene” ( mentre scrivo “vedo” la parole come fossero immagini di un film) erotiche il che non guasta!
Perché “La Mantide”?
Perché Elena, la donna di cui si innamora Giacomo, è una mantide! Usa gli uomini a suo piacimento, senza coinvolgimento emotivo, divorandoli in senso metaforico. Elena è una donna senza morale, prende dagli altri ciò che le serve e vuole. Anche questa per me è una prima volta: in genere le mie donne sono vittime. Elena dimostra che essere donna non sempre è sinonimo di “essere buona”!
Potrebbe essere uno dei personaggi dei suoi libri, se si quale le piacerebbe essere?
Se Flaubert diceva “Emma c’est moi” io posso dire ” Io sono i miei personaggi!”. Battute a parte c’è sempre qualcosa di me in ognuno dei miei libri. In “Lasciatemi dormire”, per esempio, io ero Angela, l’amica di Tiziana, perché per motivi personali e professionali mi sono trovata in situazioni analoghe a quelle da lei vissute. Le protagoniste di alcuni miei libri erano totalmente ritagliate su di me, avevano il mio carattere, i miei gusti. Ne “La mantide” il mio cameo si limita al ruolo di Alice, l’amica con cui Giacomo si confida in un momento di sconforto.
Abbiamo detto che spazia agevolmente tra diversi generi, quale l’ha divertita di più?
Bhe, senza dubbio mi sono divertita molto a scrivere alcuni miei libri etichettati come romanzi rosa o chick lit, perché mi hanno permesso di parlare di argomenti anche abbastanza seri, con leggerezza. E mi sono divertita anche a presentarli. Però io spazio tra i generi proprio perché le etichette mi stanno strette. Ho iniziato con la letteratura erotica, ma poi ho scritto un libro come Lasciatemi dormire che parla di disagio psichico… La scrittura va dove mi porta il cuore e questo è già un piacere non comune.
Ha scritto già diversi libri, ma il talento secondo lei è qualcosa di innato o si può coltivare?
Non so se definirmi una scrittrice di talento, questo lo devono dire i lettori…e l’editore! Credo alcuni di noi nascano scrittori e avvertano un bisogno viscerale di confrontarsi col foglio bianco a prescindere che lo facciano per diletto o perché intendono pubblicare un libro. Alcune doti si possono perfezionare, per esempio dandosi un metodo – cosa che io ho acquisito ” solo” dopo 15 anni di attività!- però escludo che una persona possa diventare qualcosa che non è solo allenandosi. Magari però mi sbaglio…
Una curiosità, perché scegliere di scrivere sotto pseudonimo?
Nel 2006 mi sembrava sconveniente partecipare a un concorso di letteratura erotica con il mio nome e cognome. Ritenevo lo pseudonimo uno scudo dietro cui nascondermi, anche per non creare disagio nei miei genitori. Col tempo mi sono resa conto che le mie paranoie erano inutili e piano piano ho lasciato che la gente conoscesse il mio nome e cognome. Adesso spesso anche in comunicazioni non legate all’attività letteraria e artistica ( ho fatto parte di una band- Atempoerso- di cui ero la frontwoman) mi firmo Tinta Anna Valentini, perché lo pseudonimo è diventato parte di me. Del resto è da 15 anni che convivo con…Tinta!