di Riccardo Bramante
Sono trascorsi 120 anni da quando nacque a Lione, il 29 giugno, da nobile famiglia Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry, militare, giornalista, aviatore, spirito anticonvenzionale amante dell’avventura e dei viaggi ma soprattutto noto come l’autore di una breve novella, “Il piccolo Principe”, che in poche pagine arricchite da disegni fatti dallo stesso autore ci rappresenta una storia che sembra fatta per l’educazione dei bambini ma che ha, invece, una valenza rivolta soprattutto agli adulti.
E’ una vita all’insegna dell’irrequietezza quella di Saint-Exupéry che tra esperienze e luoghi diversi ha avuto come segno distintivo quello della irrefrenabile passione per il volo, per gli aeroplani di quel tempo facendo il pilota per compagnie aeree postali intercontinentali e poi nell’aviazione militare francese con cui sfiorò ripetutamente la morte quasi a volerla anticipare per renderla, in qualche modo, inoffensiva fino a raggiungerla, nel luglio 1944, inabissandosi con il suo aereo al largo di Marsiglia durante una ricognizione, in circostanze non ancora oggi ben chiarite.
“Il piccolo Principe”, pubblicato a New York nel 1943 ma lungamente pensato e scritto in precedenza durante un periodo di forzata immobilità dovuta all’ennesimo incidente aereo subito in pieno deserto del Sahara nel tentativo di effettuare un raid da Parigi a Saigon nell’Indocina allora colonia francese, è una sorta di personale diario di bordo dove riemergono i ricordi dell’infanzia in un viaggio interiore risvegliato dalla comparsa di un bambino, il piccolo Principe, che proviene da un altro pianeta e guarda il mondo degli adulti cogliendone tutti i paradossi e le contraddizioni attraverso l’incontro con personaggi che rappresentano ciascuno il simbolo e l’allegoria dei più frequenti difetti degli umani.
Ecco, allora, “il Re” che per esistere ha bisogno di comandare a sudditi che non esistono, o “il vanitoso” che nota gli altri solo quando lo applaudono, “l’ubriacone” che beve per dimenticare la vergogna di bere, “l’uomo d’affari” che continua a contare le stelle pensando che siano sue, fino all’incontro con “la volpe” che gli chiede di essere addomesticata per divenire sua amica e lo illumina sull’importanza dei legami affettivi nella vita umana.
E’ un mondo, quello del piccolo Principe, fatto di sensazioni composte dalla “stessa materia dei sogni”, immagini oniriche che condensano significati diversi e spesso incompatibili tra loro dietro cui si nasconde, però, la mesta consapevolezza dell’autore che la favola ci aiuta a vivere e a rendere meno amara l’attesa della morte.
Emerge allora l’aspetto più intimo di Saint-Exupéry: accanto all’uomo di azione che affronta impavido i pericoli della vita c’è l’uomo con uno spirito da sognatore per il quale “l’essenziale è invisibile agli occhi”, perché la vera bellezza delle persone è ciò che tengono segreto dentro, ben consapevole che non sempre le cose sono come sembrano perché le nostre percezioni possono non corrispondere alla realtà; è, quindi, necessario conoscere innanzi tutto se stessi (come diceva anche Socrate) per poi confrontarsi con gli altri con spirito aperto e partecipativo e creare un vero legame con loro. E’ l’esaltazione del vero senso da dare alla vita, all’amore e all’amicizia: tutti temi universali di grande attualità ancora nella società odierna ma ancora tanto difficili da realizzare.