di Riccardo Bramante
Il 2019 si apre con una interessante mostra che si terrà a Forlì dal 9 febbraio al 16 giugno nei Musei San Domenico e che avrà come tema: “Ottocento- L’arte dell’Italia tra Hayez e Segantini”.
Nella mostra verrà approfondito, attraverso pitture, sculture, disegni e illustrazioni, il percorso che l’arte italiana ha fatto nei 60 anni che intercorrono tra l’Unità d’Italia e l’inizio della Prima Guerra Mondiale, passando dall’ultima fase del Romanticismo all’inizio del Realismo e del Simbolismo, in una varietà di linguaggi che ci consentono di ripercorrere le diverse sperimentazioni stilistiche che si sono succedute nella seconda metà dell’Ottocento.
“I due fuochi, iniziale e finale, Hayez e Segantini tracciano un confine simbolico di questa epoca. All’inizio e alla fine del secolo entrambi sono pittori del rinnovamento dell’arte italiana”, afferma il curatore della mostra Gianfranco Brunelli; e, in effetti, se Hayez viene consacrato pittore della Nazione da Giuseppe Mazzini, Segantini avrà analogo riconoscimento da Gabriele d’Annunzio nell’Ode composta in morte del pittore.
Tantissime sono le opere presentate, da quelle più note ad alcune quasi inedite, spaziando non solo nella pittura ma anche ponendo a confronto lavori di architettura ed arti decorative con l’obiettivo di dare un punto fermo ed esauriente a tutte le forme di arte che in quel periodo hanno preceduto la rivoluzione del Futurismo. Ed ecco, allora, che accanto ad Hayez e Segantini si potranno ammirare opere di Induno, Malatesta, Gastaldi, Fattori, Signorini, Pellizza da Volpedo e sculture di Gemito, Ximenes, Canonica e tanti altri.
E’ l’arte vista non solo come mezzo celebrativo e mediatico per creare consenso intorno a questa Italia appena nata ma anche per far conoscere agli italiani i percorsi esaltanti e insieme contraddittori di una storia antica e recente e per far riscoprire le meraviglie naturalistiche del “bel Paese” insieme a quelle artistiche delle città che andavano lentamente cambiando per adeguarsi alle esigenze della modernità.
Ecco, perciò, Hayez, primo ed ultimo dei Romantici, che diviene protagonista del Risorgimento artistico italiano rifacendosi ai canoni del ‘500 e del ’600 ma nello stesso tempo facendo di Milano la vera capitale culturale di quell’epoca. Di contro, Segantini sceglie i paesaggi delle Alpi per le sue innovative rappresentazioni volte alla ricerca della luce attraverso il divisionismo dei colori evocato poi anche nelle opere di Pellizza da Volpedo, di Previati e di Michetti.
Sempre allo scopo di dare un quadro complessivo di quel particolare momento storico seguito all’Unità d’Italia, la mostra di Forlì presenterà anche una parte dedicata al “Ritratto italiano dalla fine del secolo XVI all’anno 1861”, evento che si tenne nel lontano 1911 a Palazzo Vecchio di Firenze per ricordare come si fosse delineata l’immagine degli italiani nei secoli precedenti l’Unità attraverso un genere artistico meno vincolato alle regole, quale è appunto il ritratto.
Una mostra, dunque, da vedere non solo per la sua valenza artistica ma anche per meglio conoscere e rafforzare il senso di appartenenza del popolo italiano ad una storia e ad un destino condivisi, sentimento di cui oggi abbiamo più che mai bisogno.
Articolo di Riccardo Bramante