
La piazza stessa, con intorno i suoi primi quattro lotti di abitazioni, era collegata alla sottostante Via Ostiense con una monumentale scalinata di cui oggi rimangono pochissime tracce.

Lo stile architettonico dei primi lotti fu chiamato dai suoi creatori “barocchetto” per l’uso di modanature simili al barocco e per l’utilizzazione di decorazioni di ispirazione floreale e botanica realizzate, peraltro, con stucchi e calce bianca per restare nell’ambito dell’edilizia popolare a basso costo; le abitazioni, costituite da villini o al massimo da palazzine a tre piani, sono comunque circondate da una grande quantità di giardini e di verde tale da dare al quartiere quasi l’aspetto di uno dei tanti paesetti agricoli che allora erano intorno a Roma.
Con l’avvento del fascismo lo sviluppo urbanistico subì un brusco cambiamento: vengono adottate tipologie edilizie di maggiore sfruttamento che favoriscono il superaffollamento delle abitazioni; è il periodo, compreso tra il 1923 ed il 1928, in cui prevale la costruzione delle cosiddette “case rapide” destinate ad alloggiare soprattutto quelle famiglie, non necessariamente povere, costrette a lasciare le loro abitazioni in centro destinate ad essere demolite per ammodernare la città.

Ulteriori, più recenti aggiunte urbanistiche, come, ad esempio, la costruzione della scuola e del teatro Palladium non hanno, fortunatamente, modificato il carattere della Garbatella come quartiere a misura d’uomo e rimane tuttora il cuore della romanità (insieme a Trastevere) tanto da farne il set cinematografico all’aperto di numerosi registi quali, tra gli altri, Pierpaolo Pasolini con “Una vita violenta”, Nanni Moretti con “Caro diario” fino alla recente serie tv “I Cesaroni”.
Articolo di Riccardo Bramante