Non facciamoci confondere dal titolo dato a questa mostra; “Roma città moderna. Da Nathan al Sessantotto” sembra alquanto pretenzioso se colto nell’accezione di dare un quadro completo di Roma nell’ultimo secolo. Si tratta, in effetti, di una panoramica, sia pure abbastanza ampia, di quella che è stata la vita artistica della Capitale per quanto riguarda la sola pittura.
Né poteva essere altrimenti data anche la collocazione in una sede alquanto ridotta quale è la Galleria Comunale d’arte moderna (da non confondere con la più nota ed estesa Galleria Nazionale d’Arte Moderna – GNAM) sita al centro di Roma, in Via Francesco Crispi, nell’ex Convento delle Carmelitane Scalze a S. Giuseppe Capo le Case e riaperta al pubblico, dopo molti restauri, nel 2011.
Peraltro, questa mostra ha il pregio di documentare le diverse tendenze che si sono sviluppate nell’ultimo secolo nel campo della pittura nazionale e, più specificamente romana. Si passa, così da opere della cosiddetta Secessione romana dei primi anni del secolo scorso agli aeropittori degli anni Venti e Trenta alla Scuola Roma, in una rapida successione di oltre 180 lavori tra dipinti, opere grafiche e foto che , grazie al sapiente allestimento dei curatori Federica Pirani, Gloria Raimondi, Daniela Vasta e Claudio Crescentini offre una esauriente panoramica di quella che fu la vita artistica a Roma in quel periodo.
Grande merito della mostra è l’aver riportato alla ribalta lavori inediti o non esposti da molto tempo (il Museo, infatti, espone le opere in suo possesso solo a rotazione) di artisti più o meno noti che hanno fatto comunque la storia, da Duilio Cambellotti, designer e grafico visivo con evidenti riferimenti all’Art Nouveau, ad Arturo Dazzi, scultore e pittore con prevalenti tematiche a carattere sociale e verista, dai più noti Sante Monachesi, Giacomo Balla e Giorgio de Chirico fino ad arrivare alla Pop Art e alle sperimentazioni concettuali di Franco Angeli e Mario Schifano degli anni Sessanta.
La mostra sarà aperta al pubblico dal 29 marzo fino al 28 ottobre.
Articolo di Riccard Bramante