Quasi tutti i movimenti artistici hanno avuto la loro massima espressione in una ben determinata categoria:
l’impressionismo nella pittura, il classicismo nella scultura ed architettura, il romanticismo nella letteratura e nella musica. Al contrario, il movimento della cosiddetta “art nouveau” ha esteso il suo campo di applicazione dall’architettura alle decorazioni di interni, dai mobili alla moda, fino agli oggetti di uso più comune, divenendo un movimento complesso non riconducibile al semplice rifiuto della macchina in favore della rivalorizzazione dell’artigianato, alla introduzione del ferro lavorato come elemento estetico, in poche parole, alla ricerca de “l’arte per l’arte”.
Ne è un esempio concreto la Maison Horta (ora divenuta museo) costruita nel 1898 a Bruxelles, nel quartiere di Saint-Gilles, dall’architetto Victor Horta per farne la propria residenza e studio e successivamente modificata dallo stesso proprietario per ampliarla e meglio adattarla alle sue esigenze.

Né viene dimenticato il richiamo dell’arte giapponese, proprio allora riscoperta, con l’audacia delle sue composizioni, l’assenza di prospettive geometriche e l’importanza della natura. Quando Horta disegna la facciata della sua abitazione egli vuole rappresentare un vero paesaggio: nella griglia al piano terra evoca le erbe, nel balcone del primo piano dagli iris e in quello del secondo piano dalle ali spiegate di una libellula. Gli iris, le ortensie, i pavoni, gli uccelli, i pesci che animano le vetrate, i mosaici interni e i lavori in ferro sono tutte decorazioni riprese da stampe e disegni giapponesi adattate peraltro ai gusti occidentali.

In definitiva in questa opera di Horta si trova il superamento della semplice imitazione formale della natura attraverso la ricerca dello spirito insito nella natura stessa secondo linee a lui più congeniali che hanno fatto dire ad un suo critico “ Horta riprende dalle piante lo stelo e non il fiore”.
Articolo di Riccardo Bramante