Quest’anno ricorre giusto il 100° anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, la Grande Guerra e, per una di quelle strane coincidenze della vita mi è tornato sotto gli occhi un pregevole volume, opera del dott. Carlo Pagliucci, dal titolo “Memorie storiche d’Italia nei canti della Patria”, stampato nel 2016, in cui viene rievocato un aspetto poco noto di quel travagliato periodo storico: le espressioni canoro-musicali che hanno accompagnato le nostalgie, i ricordi, i timori dei soldati impegnati sui diversi fronti di guerra ed i sogni e le speranze dei civili rimasti a casa ma pur essi oggetto delle conseguenze devastanti di quell’epoca.
Il volume, come scrive lo stesso autore, “è essenzialmente una raccolta organizzata e commentata di spartiti musicali illustrati di Inni e canti patriottici d’Italia dal Risorgimento alla Grande Guerra”, tornando, quindi, indietro fino a comprendere anche la storia musicale italiana dei primi moti risorgimentali.
Opera di grande respiro, quindi, e non solo temporale ma anche musicale in quanto spazia dalle composizioni di famosi musicisti dell’epoca, quali Giuseppe Verdi e Gioacchino Rossini, alle semplici, orecchiabili e spontanee canzoni dei soldati al fronte, agli allegri e spensierati cori cantati nelle retrovie e tra il popolo che sogna la fine dell’incubo.
Scopriamo, così, un Verdi quasi “colonna sonora del Risorgimento” soprattutto con il suo coro “Và pensiero” dal Nabucodonosor che diviene in quel periodo una specie di inno nazionale di coloro che si sentivano già italiani (non dimentichiamo che il Viva VERDI gridato allora dai patrioti fosse considerato come l’acronimo di Viva Vittorio Emanuele Re D’ Italia!). Dello stesso periodo è il “Canto degli Italiani” (poi divenuto “Fratelli d’Italia o “Inno di Mameli”) composto e cantato alla fine del 1847 e poi divenuto l’Inno ufficiale della Repubblica Italiana.
Si giunge, poi, alla Grande guerra, considerata, con una visione più limitata e “domestica”, una sorta di Quarta Guerra d’Indipendenza, durante la quale anche grandi musicisti come Riccardo Zandonai e E.A. Mario compongono canzono destinate a rimanere nel ricordo anche nei decenni successivi (citiamo solo “Dicono i morti” di Zandonai e “La leggenda del Piave” di E.A. Mario); ma non sono anche da dimenticare il celebre, onomatopeico “Ta Pum”, composto a ricordo della conquista del monte Ortigara sull’altopiano di Asiago, o il più fresco e frizzante “Quel mazzolin di fiori” cantato soprattutto dagli alpini.
Sono, questi, solo alcuni dei tantissimi brani musicali citati in questo volume, ravvivato, peraltro (e questa è forse la sua principale particolarità) da magnifiche e rare illustrazioni delle copertine degli spartiti, circa 450, che accompagnarono con didascalie e dati identificativi dei compositori, parolieri ed editori la pubblicazione dei brani stessi insieme ad una ampia raccolta di fotografie ed estratti di stampa dell’epoca relativi all’argomento.
Completa, infine, il lavoro anche una serie di musiche e canti stranieri sempre riferiti alla Grande Guerra, con l’esplorazione anche di campi collaterali e novità ritmiche come il jazz ed il tango.
Un’opera immane di raccolta e collezionismo di cui dobbiamo essere grati all’autore poichè rende questo libro imperdibile da chi, musicologo o storico, voglia avere un quadro “sonoro” e “visivo” di quell’epoca.
Articolo di Riccardo Bramante