Di Riccardo Bramante
Dal 5 settembre 2018 al 15 gennaio 2019 Mantova ospiterà nei rinnovati spazi del Palazzo della Ragione una importante mostra del pittore russo Marc Chagall, originale e carismatico artista di origine ebraica che ha fortemente influenzato tutta l’arte del Novecento, pur non aderendo a nessuna delle correnti artistiche allora in voga.
Nato a Vitebsk nel 1887, Moshe Segall (questo il vero nome di Chagall), riuscì, infatti, a personalizzare tutti i linguaggi pittorici con cui era venuto in contatto, ma dando ad essi una impronta onirica e fantastica che lo hanno reso unico .
Soprattutto importante è questa mostra perché presenta oltre 130 opere di questo artista e, in particolare, l’intero ciclo dei sette teleri da lui dipinti nel 1920 (al suo ritorno in Russia dopo la Grande Guerra) per il risorto Teatro Ebraico da Camera di Mosca.
Questi teleri, raramente presentati in Italia (l’ultima volta nel lontano 1999 a Roma) sono stati prestati per l’occasione dalla Galleria di Stato Tretyakov di Mosca, sia per inaugurare il restaurato Palazzo della Ragione, sia per la concomitanza con il “Festival della Letteratura” che si tiene in quel periodo a Mantova: è anche per questo motivo che si è voluto dare alla mostra il titolo emblematico “Marc Chagall – Come nella pittura, così nella poesia”.
I sette teleri rappresentano senz’altro il momento più rivoluzionario e concreto della carriera artistica di Chagall anche se i vistosi richiami della cultura chassidica ed i paesaggi fiabeschi dove i personaggi danzano gioiosamente riportano senz’altro al grande Chagall a tutti noto per i suoi paesaggi sognanti.
Di notevoli dimensioni, i sette teleri anticipano i programmi innovatori del regista Aleksej Granovskij, che allora dirigeva il Teatro Ebraico e comprendono una grande “Introduzione al Teatro Ebraico” nonché quattro quadri raffiguranti le arti principali: la Musica, rappresentata da un mefistofelico violinista, la Danza, con una enorme ballerina, il Teatro, raffigurato dal “Bodchan” l’animatore dei matrimoni ebraici e la Letteratura con la bianca figura dello scriba-poeta. C’è poi il “Fregio”, che rappresenta il banchetto nuziale e il dipinto “Amore sulla scena”, opera in cui Chagall fa ricorso alluso di elementi non oggettivi, abbandonandosi, invece, a suggestive immagini psichiche.
Inoltre, il progetto espositivo prevede, accanto alle sette opere, anche la ricostruzione dell’environment del Teatro Ebraico da Camera costituito da una sorta di “scatola” di circa 40 metri quadrati per cui Chagall realizzò i dipinti parietali, le decorazioni per il soffitto, il sipario ed anche i costumi per tre opere.
Ma oltre ai teleri, la mostra presenta una ampia selezione di dipinti ed acquerelli che ben rappresentano l’essenza dell’opera di Chagall insieme ad una serie di acqueforti tra cui le famose illustrazioni per le “Anime morte” di Gogol e quelle per le “Favole” di La Fontaine. Presente anche quello che può considerarsi il quadro più famoso di Chagall, lo splendido “Sopra la città”, dove un uomo e una donna (forse lo stesso Chagall e la moglie) volano abbracciati.
La mostra è curata dalla storica dell’arte Gabriella Di Milia ed è promossa dal Comune di Mantova che si è avvalso anche della collaborazione della casa editrice Electa che ha curato il relativo catalogo con ampie descrizioni anche della vita e dell’ambiente artistico in cui visse Chagall.
Articolo di Riccardo Bramante