Il termine giapponese Ikebana indica genericamente qualsiasi composizione naturale di fiori, di piante o di radici come pure sassi, radici sabbia e acqua, in una parola tutto ciò che è natura, fonte inesauribile di materia prima, modello perfetto che l’uomo non può imitare e l’artista non deve contraffare.
Sorta in Cina nel periodo T’ ang, l’arte dei “fiori viventi” divenne una vera e propria disciplina in Giappone, quando confucianesimo e buddismo vi penetrarono portando nuove regole di culto tra cui l’offerta di fiori al dio.
Ma i giapponesi non si limitarono ad una semplice offerta di petali e corolle, ma sentirono la necessità di trasformare l’omaggio in una figurazione avente un significato più trascendente e, nello stesso tempo, cercarono di portare la natura fin dentro casa: di qui la distinzione tra l’Ikebana per la casa e l’Ikebana votivo.
In questa fase iniziale, l’Ikebana è rigorosamente fatto con piante naturali e di stagione disposte secondo un ordine ben preciso: lo stelo più alto rappresenta il cielo, lo stelo di media altezza è l’uomo e va sempre sistemato in maniera inclinata tendente verso il cielo e, infine, lo stelo più basso rappresenta la terra e va posto avanti agli altri due o in posizione completamente opposta.
Prevale tra i fiori da offerta destinati al dio il loto, fiore immacolato che nasce dal fango, simbolo della purezza del Budda, raffigurato singolarmente o accoppiato ad una foglia, segno rispettivamente dei due contrari, Ying e Yang, negativo e positivo; in tal modo il dio si identifica nel fiore e l’uomo, disponendo i fiori, trova le regole di un linguaggio che lo riporta al Dio.
Nella sua secolare evoluzione, l’arte dell’Ikebana rompe, in un certo momento, con la tradizione ed arriva ad un linguaggio diverso in cui la visione progressista del nuovo Giappone trova un riflesso della propria modernità. Anello di congiunzione tra tradizione e progresso fu, nell’ ‘800, il maestro Unshin Ohara nelle cui opere ( i Moribana, cioè “fiori ammassati”) le rinnovate forme non compromettono i valori etici ed estetici che erano alla base di tale arte ma, aggiungendo nuove varietà di fiori e piante giunte dall’Occidente e rinunciando agli alti vasi fino ad allora utilizzati, le composizioni si espandono in larghezza ferma restando la figura intoccabile del triangolo di base, simbolo di perfezione.
Tre sono oggi le principali scuole di Ikebana in Giappone: la scuola classica Ikenobo, la scuola Ohara e quella Sogetsu. In Occidente, invece, l’arte dell’Ikebana fu conosciuta dapprima negli Stati Uniti, importata dalle famiglie degli americani che dopo la guerra occuparono per un certo tempo il Giappone, e si sta ora estendendo anche in Europa ed in Italia dove sono sorte scuole e si tengono corsi dedicati.
Articolo di Riccardo Bramante