Jacopo RatiniJacopo Ratini

In seguito all’uscita del suo nuovo singolo “Il mestiere di scrivere” abbiamo raggiunto Jacopo Ratini per farci raccontare il suo “affascinante” viaggio nella musica da apprezzato cantautore.

 

Come descriveresti la nascita di “Il mestiere di scrivere”? E quanto sei soddisfatto del risultato?
Il mestiere di scrivere è un mio personale omaggio alla scrittura e al processo creativo alla base della costruzione di una canzone. Il ritornello l’ho scritto in pochi minuti, perché sono partito da una frase che mi girava in testa: “ogni storia è una storia d’amore ed ogni canzone è una storia d’amore”. Le strofe e i pre-chorus, invece, mi hanno dato filo da torcere e ci ho messo diversi giorni per trovare le parole che descrivessero esattamente i meccanismi alla base del processo creativo, di cui volevo parlare. Sono molto soddisfatto del lavoro che è venuto fuori.

 

Con quale artista ti piacerebbe collaborare in questo momento e perché?
Sarebbe davvero interessante scrivere una canzone a quattro mani con Fulminacci.

 

Domanda flash: tre momenti salienti della tua vita per essere l’uomo che sei oggi?
Il momento in cui ho capito chi volevo diventare da grande, il giorno in cui sono andato a vivere da solo, ogni volta in cui una persona mi dice che mi vuole bene.

 

E tre momenti che ti hanno consentito di essere l’artista “Jacopo Ratini”?
La pubblicazione del mio primo album, la partecipazione al Festival di Sanremo, la mia prima masterclass di songwriting.

  

Siamo in un momento difficile per l’intera umanità. Dopo la pandemia, ora una guerra. Sappiamo che sei una persona sensibile e attenta a questi aspetti. Cosa ne pensi di quello che sta accadendo?
Faccio spesso questa riflessione. Se nel 2023 le persone giocano ancora a fare la guerra e ad uccidersi in modo così superficiale e brutale, che senso ha pormi tutte quelle domande sul senso della vita o sul futuro che mi attraversano i pensieri ogni santissimo giorno? Poi, quando torno lucido, capisco che, oltre ad essere una persona molto fortunata a trovarsi nella parte “giusta” del mondo, ho l’obbligo di difendere la mia profonda sensibilità d’animo che mi fa capire quanto sia importante essere umano prima che essere uomo. Ci ho scritto anche una canzone che ho portato sul palco di Sanremo: “Su questa panchina”.

 

  

E come può la musica aiutarci a superare momenti così drammatici?
Raccontando ciò che si vive e si prova, nel bene o nel male, per dare la possibilità a tutti di empatizzare e mettersi nei panni di chi subisce una violenza imposta, come una guerra o una morte. Emozioni, sentimenti, ricordi, storie, stati d’animo possono dare voce, pensiero e giustizia a chi in quel momento non ne ha. Le canzoni non salveranno il mondo ma possono cambiare il modo di in cui guardarlo.

 

Che rapporto hai con i social? Comunichi con il tuo pubblico?
Ho un rapporto meraviglioso con il mio pubblico. Senza di loro non avrei avuto né la forza né il coraggio di andare avanti e creare sempre cose nuove nell’arco di tutti questi anni. Molti di loro non li ho mai conosciuti di persona ma solo, virtualmente. Nonostante ciò con alcuni sono nati rapporti profondi, collaborazioni, scambi di idee e progetti. Tutto ciò attraverso internet, perciò devo necessariamente essere grato ai social per avermi permesso di entrare in contatto con queste splendide persone.


Sorprese e anticipazioni. Cosa bolle in pentola e a cosa stai lavorando?
Dopo quattro singoli, quattro videoclip e un concerto stracolmo di pubblico e di affetto, per questo 2023 mi fermo. Ma non per molto, perché nel 2024 ci sarà una bella sorpresa.