di Riccardo Bramante
“Pensare all’Italia è pensare a Dante”, ha scritto Josè Luis Borges e mai ciò è tanto più evidente quest’anno che si celebrano i 700 anni dalla morte del Sommo Poeta, avvenuta a Ravenna nel 1521, insieme ai 150 anni della nascita della Nazione italiana.
Quanto il messaggio di Dante sia tuttora vivo nella coscienza degli italiani è testimoniato dalle parole con cui lo ha ricordato lo stesso Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno e dalle numerosissime manifestazioni che si terranno, nonostante la pandemia in atto, nelle città principali dove soggiornò, Firenze, Verona Ravenna, senza dimenticare gli eventi commemorativi tenutisi negli anni precedenti.
Si inizierà già il prossimo 25 marzo, data in cui è stato indetto il “Dantedì”, giorno scelto perché, secondo molti studiosi, proprio il 25 marzo del 1300 Dante inizia la sua discesa agli inferi raccontata nella “Divina Commedia”, allegoria storica e psicologica della discesa nel profondo di tutti noi stessi, nelle nostre angosce per poi finalmente uscire “a riveder le stelle”.
Ma Dante non è stato soltanto il Sommo Poeta, ma anche l’alfiere di un ideale di Patria che infiammò mente ed animo di tanti giovani vissuti tra il ‘770 e l’ ‘800, tanto da poter essere considerato ancora oggi un padre della Patria anche in senso politico. Infatti, il suo poema non è tanto un’opera fine a se stessa quanto una costruzione complessa mirata ad illustrare una prospettiva nuova di vita in un mondo intorno a lui travagliato da violenze e guerre; c’è l’intuizione di una identità nazionale italiana quando il concetto stesso di Nazione non era stato ancora definito, e ne vengono marcati i connotati attraverso la lingua che li distingue; per la prima volta il volgare fiorentino sostituisce il latino fino ad allora utilizzato dalle classi colte e, arricchito di regole e parole nuove, diviene lingua italiana, unica lingua nazionale in Europa rimasta sostanzialmente inalterata per sette secoli.
Ma Dante non è soltanto una figura fondamentale per l’Italia ma è considerato a ragione un “autore universale” perché non ha parlato solo alla propria generazione ma all’umanità intera gettando i semi di idee e principi ancora oggi validi.
Ben vengano, quindi, le tante manifestazioni organizzate per ricordarlo, a cominciare dagli oltre 50 eventi previsti a Firenze fino all’iniziativa dell’Accademia della Crusca che pubblicherà giornalmente sul proprio sito web una citazione, una locuzione o una frase del Poeta accompagnate da un breve commento per chiarirne i significati, rifacendosi, in certo modo, a quanto Boccaccio fece a suo tempo con le “lecturae Dantis”.
L’anno commemorativo si chiuderà, infine, a settembre con i tre concerti a Firenze, Verona e Ravenna del maestro Riccardo Muti ( che ha già aperto le celebrazioni lo scorso settembre con il concerto al Quirinale) che dirigerà, rispettivamente, l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e l’Orchestra della Fondazione Arena di Verona.