di Anna Maria Stefanini
La perdita di un grandissimo regista ed umanista come Franco Zeffirelli lascia un vuoto grnadissimo.
Giornalisti e biografi ricapitoleranno quel romanzo assoluto che è stata la sua vita ma difficilmente potranno svelare l’arcano della sua incredibile multiforme intelligenza di regista di cinema e di teatro lirico, di bozzettista, traspositore shakespeariano e persino documentarista. Sfortunatamente il lessico giornalistico non è abbastanza ricco per descrivere il proliferante reticolo creativo di Zeffirelli; per chi voglia ricordarne l’opera non rimane che sperimentare vie interpretative inedite. Una di queste potrebbe consistere nel significato che nel tempo ha assunto la locuzione “genius loci”, ossia la personalità di un luogo. Franco Zeffirelli è nato in Toscana (precisamente a Vinci!); la patria e il motore del Rinascimento. E quali erano i tratti identitari del Rinascimento? Erano molti ma due sono della massima importanza: la centralità della persona e l’unità della conoscenza.
“…perché di te stesso quasi libero e sovrano artefice ti plasmassi e ti scolpissi nella forma che avresti prescelto. (da “Orazione sulla dignità dell’uomo”; Pico della Mirandola).
Poche cose come questo passo dell’umanista Pico della Mirandola (1463 – 1494) rendono la nozione di centralità dell’uomo. Ma l’ideale rinascimentale richiedeva anche un’altra fondamentale qualità: l’unità della conoscenza. Leonardo era pittore massimo ma anche geniale inventore di macchine, studioso di anatomia e di scienze naturali. Volendo stabilire un paragone col ‘900 è come se Picasso ed Einstein fossero la medesima persona.
Sfortunatamente l’illuminismo e le varie rivoluzioni industriali successive hanno preteso ed esasperato la specializzazione e la monocultura disciplinare, consegnandoci al principio culturale dei “vasi incomunicanti” e del laureato ignorante dei giorni nostri.
E’ possibile che il genius loci toscano si sia materializzato nell’opera di Zeffirelli? In effetti se si esaminano criticamente le sue opere riscontriamo una versatilità assolutamente inedita ancorata tuttavia ad una visione unitaria dell’arte. Nell’ambito di questa visione unitaria spicca l’estetica zeffirelliana come ricerca, si direbbe più “sul” che “del” bello. Ricerca che ritroviamo in ogni particolare: nella scelta degli attori, delle opere, dei costumi, delle scene e delle luci. Per Zeffirelli la forma è il massimo grado della sostanza.
Se le cose stanno così Zeffirelli è stato un rivoluzionario-restauratore; un umanista contemporaneo.