Di Ester Campese
E’ di questi giorni la ricorrenza della caduta del muro di Berlino, ma noi vogliamo riportare all’attenzione un artista statunitense, Keith Haring, che realizzò proprio sul fatidico muro un’opera in murales, commissionatagli dal Mauermuseum in cui vi era un messaggio di comprensione ed unione che in realtà finalmente si concretizzò dopo tre anni, nel novembre del 1989. L’opera occupava una porzione di muro lunga ca 300 metri.
Molte foto documentarono la realizzazione dell’opera di questo grande artista, che all’epoca aveva solo ventotto anni, facendo divenire questa occasione anche una sorta di evento mediatico. Fu prima preparato lo sfondo giallo da alcuni collaboratori di Keith Haring e fu poi lui che in appena sei ore concluse l’opera completandola.
In forma un po’ anche provocatoria l’artista dovette oltrepassare più volte il confine e le guardie della Berlino Ovest lo misero in allerta sulle sanzioni in cui sarebbe potuto occorrere se avesse scavalcato il confine, con il consequenziale arresto.
Le guardie dell’est, non furono da meno e sorvegliarono il prosieguo del lavoro di Haring per verificare che il graffito non oltraggiasse la DDR. Finalmente quando compresero che nell’opera c’era solo un messaggio di pace lo lasciarono libero di terminare il suo lavoro senza ostacolarlo.
Keith Haring per questa opera utilizzò solo i tre colori della bandiera tedesca: giallo nel fondo ed il rosso e nero. La rappresentazione grafica è composta da una catena di figure umane stilizzate unite tra loro da mani e piedi, alternativamente, proprio per dare il senso di quella auspicata unione tra le due Germanie di allora: quella dell’Est e quella dell’Ovest.
Rammentiamo che l’americano Keith Haring, nato Pennsylvania nel 1958, la cui arte si basava sul concetto di arte per tutti e non “elitaria”, è stato tra i più importanti artisti newyorchesi degli anni ottanta. Fin da giovane emerse la sua predisposizione per il disegno e dopo essersi diplomato si iscrisse prima alla IVY School of Professional Art di Pittusburgh dove studiò grafica pubblicitaria, ma subito dopo si diresse verso la School of Visual Arts di New York. Fu proprio a New York che l’arte di Keith Haring si sviluppò al suo massimo, prima disegnando con i gessetti poi approdando ai muri. L’amico Andy Warhol e Jean-Michel Basquiat, lo incoraggiarono a dipingere anche su tela. Morì a New York nel 1990.