La Secessio plebis o secessione della plebe, fu una prima forma di lotta politica adottata dalla plebe romana, tra il V ed il III secolo a.C., per ottenere una parificazione di diritti con i patrizi. La prima secessione avvenne nel 494 a.C. e l’ultima nel 287 a.C. Il nome fu ripreso, alla fine del 19° secolo, dal movimento artistico dell’epoca che si sviluppò in parte dell’Europa ed anche in Italia.
I “movimenti secessionisti” favorirono la nascita di un nuovo stile artistico, che in vari paesi prese vari nomi. In Austria rimase il nome di Sezession, in Germania si chiamò Jugendstil, in Inghilterra modern style, in Francia art nouveau e in Italia liberty (importato dagli stati Uniti) poi art déco.
La più importante fu quella Viennese, che prese forma con le esposizioni nel palazzo, ancora oggi visitabile, Wiener Secessionsgebäude: un edificio, dalle forme originali, in cui si trovano stupendi capolavori di Klimt uno tra i principali sostenitori di questo movimento. Klimt insieme allo scrittore Ludwig Hevesi e ad altri 18 artisti tra cui Schiele, Moser, Wagner, Max Fabiani ed altri, si disgiunsero dall’Accademia delle belle arti del tempo per rincorrere il loro ideale di un’opera d’arte totale: Gesamtkunstwerk.
L’influenza di questo movimento Viennese come quello che contemporaneamente si stava sviluppando anche a Monaco da cui avrebbe assunto quel taglio modernista poi definito Jugendstil (dalla rivista «Jugend») si estese velocemente anche verso l’area italiana e le zone slave.
Un gruppo di artisti già affermati, diede infatti vita in Italia a Roma, alla Secessione Romana (1912-1917) che rappresentava un’avanguardia moderata, ben distinta da quelle dei futuristi che non parteciparono mai a queste mostre. Il nuovo movimento lasciava liberi gli artisti di esprimersi, la propria forza: la diversità. Gli artisti tra loro potevano avere esperienze formative ed espressive molto diverse. Le quattro mostre organizzate dalla Secessione Romana, (1913 – 16), ebbero luogo al Palazzo delle Esposizioni dove accanto a protagonisti della Belle Époque, come Camillo Innocenti e Giovanni Boldini, esponevano esordienti come Arturo Martini ma anche artisti stranieri di fama, quali Cézanne, Matisse e Picasso. C’erano finalmente anche le donne come l’illustratrice torinese Vittoria Cocito.
Altri due movimenti importanti si svilupparono in Europa tra Berlino e Praga.
La “Berliner Secession”, successiva sia a quella di Monaco che a quella di Vienna, fu guidata da Max Liebermann. Liebermann e Walter Leistikow avevano fondato il Gruppe der Elf (Gruppo degli undici) per realizzare spazi alternativi per l’arte moderna e piccole esposizioni indipendenti. Fra queste la mostra personale di Munch, al Verein Bildender Künstlerdi Berlino, il 5 novembre del 1892, ma dopo solo una settimana, fu chiusa dalle autorità, perché le opere furono ritenute impresentabili brutte ed imcomplete.
Successivamente un gruppo di artisti più all’avanguardia si ritirò dal Verein e fondò la Secessione berlinese. Si ebbero in quel periodo parallelamente due importantissime mostre in contrapposizione quella classica alla Großen Berliner Kunstausstellung (Grande Esposizione d’arte di Berlino), e la Freien Berliner Kunstausstellung 1893 (Libera esposizione d’arte di Berlino 1893) a cui, fra gli altri, aderirono Brütt, Kruse, Leistikow, Ernestine Schultze-Naumburg e Max Liebermann.
A Praga intanto la forma di secessione si manifestò in contrasto all’arte classica boema attraverso il gruppo di Manes proveniente dall’accademia di Monaco ma trasferitosi poi a Praga che trasformò l’arte Ceca. A questo gruppo se ne affiancarono altri come quello di Sursum e Nabis tutti con un forte impulso e sviluppo dell’illustrazione, del disegno e dell’incisione.
Al Palazzo Roverella di Rovigo è visitabile un’interessante mostra, dal 23/09/2017, data del vernissage, e fino al 21/01/2018, proprio su questo tema.
by E.C.