Proprio in questi giorni (per l’esattezza il 28 febbraio) ricorre il 17° anniversario della morte del pittore, scultore e ceramista Sante Monachesi. Nasce nel 1910 a Macerata dove frequenta la Scuola d’Arte Professionale per poi trasferirsi a Roma per iscriversi al corso di scenografia presso il Centro Sperimentale di Scenografia. La sua prima produzione artistica è chiaramente ispirata ai principi e alle idee espresse da Umberto Boccioni nel suo libro “Pittura e scultura futuriste”, ma reinterpretate secondo una sua personalissima visione Extra Plastica Futurista Aerodinamica fatta di strutture “spiraliche” e “diagonali”.
Nel 1936 partecipa alla Esposizione Universale di Parigi e nel 1938 espone alla XXI Biennale di Venezia, nonché, nel 1939, alla III Quadriennale di Roma con la presentazione di Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del movimento futurista in Italia. Dopo questa esperienza, fatta più che altro in memoria di una idea che avevo ormai incominciato a perdere il so spirito originario, Monachesi fa il salto di qualità lasciando l’artigianato artistico ed iniziando le sue esplorazioni polimateriche e le sperimentazioni plastico/dinamiche caratterizzate da larghi piani cromatici, tabule ideogrammatiche in alluminio, aerosculture e infine la vera e propria aeropittura sostenuta dallo stesso Marinetti.
Sono di questo periodo i temi pittorici più noti di Monachesi che, grazie anche alla sua permanenza a Parigi dal 1946 al 1950, ricrea la sua pittura conferendole assoluta originalità e leggerezza pur nella sua apparente semplicità. Sono di questo periodo i “Muri ciechi”, le “Parigi”, i “Fiori” in cui i colori –il bianco, il blu, il rosso, il giallo- vengono resi “facili” grazie alle esperienze fatte da Mondrian ed i Fauves. E queste esperienze Monachesi le ha portate con se e rielaborate anche negli anni successivi come è possibile osservare nel quadro del 1967 “ Baia Domizia” o nel suggestivo “Muri ciechi di Parigi”, qui riprodotti. Sembra non esservi né profondità, né spessore, né moto di materia perché vi è colta l’essenza del soggetto in modo totalmente e integralmente rispondente alla sensibilità postmoderna ma incorporandovi, nello stesso tempo, il motivo fondamentale dell’avanguardia, ovvero la purezza e primarietà dei colori e la loro non mescolanza.
Sempre interessato alla ricerca e ispirato dai nuovi materiali plastici, Monachesi realizza , a partire dagli anni ’60, anche sculture in gommapiuma ed in polimetilmetacrilato che ottengono un notevole successo nella mostra “Legare e sciogliere” tenuta a Parigi, nella Cappella della Sorbona nel 1979.
Continuando fino all’ultimo nelle sue ricerche e sperimentazioni, muore infine a Roma, come detto, il 28 febbraio del 1991.
Articolo di Riccardo Bramante