di Riccardo Bramante

E’ stato uno spettacolo fatto non solo di musica ma anche di immagini che hanno accompagnato il racconto che Piovani ha fatto della sua vita di artista a partire da quando, sin da fanciullo, rimaneva affascinato dal suono della fisarmonica e della banda del paesino paterno vicino Viterbo fino alla conquista, nel 1999, dell’Oscar per la migliore colonna sonora per il film “La vita è bella” che ha costituito il degno coronamento di una carriera già costellata da tre David di Donatello, tre Nastri d’Argento e il Globo d’Oro della stampa estera vinti finora.

Ed è proprio con l’esecuzione rielaborata delle colonne sonore che il maestro ha composto per gli ultimi film di Fellini, “Intervista”, “La voce della luna” e “Ginger e Fred” che si è aperto il programma a cui è seguita una splendida trascrizione di una mazurka di Fryderyc Chopin e di un pezzo tratto dal “Childen’s Corner” di Debussy.
Le esecuzioni musicali sono state poi inframezzate da toccanti aneddoti e ricordi della sua vita musicale, dai frequenti incontri con Fellini alle battute con Roberto Benigni di cui inventò la musica introduttiva dei suoi primi interventi in tv e in teatro oltre che la musica di “Quanto ti ho amato” con parole dello stesso Benigni e di Vincenzo Cerami, fino alla collaborazione con Fabrizio De Andrè per cui compose la canzone “Storia di un impiegato”, allora boicottata dalla censura televisiva, per finire con “Caminito” cantata da un “pigro” Marcello Mastroianni per la prima volta durante una tournèe in Argentina e poi ripresa negli studi di registrazione di Roma.
Ma senz’altro ciò che ha reso famoso Nicola Piovani sono le colonne sonore, oltre 180, composte per molti film di registi stranieri ed italiani ben noti, da Marco Bellocchio a Mario Monicelli a Bernardo Bertolucci e tanti altri, fino, appunto, a “La vita è bella” di Roberto Benigni. A ragione Fellini lo considerava l’erede di Nino Rota (il suo musicista prediletto) per la “discrezione” ed il linguaggio pieno di richiami alla tradizione ed al passato tra malinconiche melodie e motivetti canzonatori che, nell’insieme, vengono a creare una forma musicale estremamente personale e facilmente riconoscibile anche dal grande pubblico.
La standing ovation per lui ed i componenti del suo ensemble è stato il degno coronamento di una serata da ricordare.