In bilico tra rap, suono metropolitano, ricerca che si concede lussi distopici e… quel senso neomelodico di un pop che scopre sfacciatamente le sue radici napoletane. Rosario Spampinato, artista di lungo corso live e di preziosissime collaborazioni, dai Modena City Ramblers, 99 Posse, Enzo Avitabile, Tony Cercola, Lampa Dread, Dj Vito War, Junior Kelly, Lucariello… collaborazioni che oggi ripesca come Pornoclown in un disco uscito per la INTERBEAT di Luigi Piergiovanni dal tiro imperioso come nel singolo di lancio “Da Taranto a Toronto” impreziosito dalla feat. di Extrapolo. Parliamo de “Il Circo del Sound”, socialmente utile, politicamente non corretto. Con lui: Edoardo ed Eugenio Bennato, Tony Cercola, Maurizio Capone dei Bungtbangt, Pietra Montecorvino, Marcello Coleman, MC Mariotto, Luis Grieco, Daniele Blaquier dei Neri per caso, Gianni Migliaccio e Annibale Guarino. Ne ho dimenticato qualcuno? Andate dentro tutti i canali digitali per ripescare un disco che non merita il buio anche se è spesso il buio che cerca dentro le trame di cemento della città che vive attorno. Rigorosamente napoletana…

Estetica su tutto: una maschera per nascondersi o per fare denuncia?
Fare musica porta inevitabilmente ad esporsi e attraverso le canzoni esprimi quello che sei senza filtri, e quindi una maschera non può nasconderti, ma è un mezzo che amplifica il messaggio e rivela chi sei.

Pornografia… perché? Cosa rappresenta per te?
La pornografia non ha nessuna attinenza con questo progetto musicale, Pornoclown in una parola indica due aspetti che appartengono a ciascun individuo, siamo tutti porno, siamo tutti clown.

E il clown invece? Un manifesto politico anch’esso?
Aristotele diceva che l’uomo è un animale politico ed ogni azione rivela il tuo orientamento nel mondo, ma mi piace pensare che la mia musica non sia un manifesto così sfacciatamente dichiarato e schierato, la componente del clown serve a rendere divertente e leggera, la realtà triste e pesante.

Il sound è l’anima della gente. Il circo è il suo vissuto quotidiano. Una roba in circolo sembra che non cambi mai. Significa questo?
Si, è un’osservazione pertinente, nel periodo in cui scrivevo il disco assieme al mio produttore Gino Magurno dovevamo scegliere un titolo, e stavo leggendo il libro di Big Fish(sottotono) “il direttore del circo” dove l’industria musicale è paragonata a un circo e bisogna compiere acrobazie per mandare avanti la carovana, ho scritto tredici tracce che ho messo in circolo, sembra che non cambi mai, ma è in costante evoluzione, la musica ha una valenza tautologica genera costantemente se stessa.