Direi che citarlo è un gran punto di partenza: “Lancio un messaggio a chi ascolta il brano, incitandolo a non focalizzarsi sull’unico mondo che la nostra testa ci ha mostrato, ma ad aprirci agli altri mille mondi che non riusciamo a vedere perché ancorati ancora al primo. Liberiamoci!”. Lui è LuMi, al secolo Mirko Lunghi e questo è il brano d’esordio dal titolo “Psyché”, lavoro che vede la firma di produzione di Mark Twayne e un suono metropolitano dentro cui si dipana un bisogno di leggerezza, di tranquillità, di evasione dalle sovrastrutture mentali che siamo portati a costruirci. Un brano che si visualizza dentro i rivoli di cemento di un quartiere di una grande città. L’oppressione allo sguardo e allo stress diviene luogo cardine per l’evasione dal se.

Un suono che richiama molto il lusso dell’RnB e il tempo antico del soul. Le vere origini di LuMi?
Non amo molto catalogarmi, ma se proprio dovessi parlare delle mie origini, vi direi che sono partito dal rap, hip pop, per poi arrivare a maturare uno stile tutto mio che tende a sfociare nell’indie-pop. Detto ciò, ci tengo a dire che a parer mio, qualsiasi manifestazione artistica vede la sua più grande espressione quando è governata esclusivamente dalle proprie emozioni e sensazioni. È giusto catalogarsi per ricercare un’identità sociale nel mondo artistico, in questo caso musicale, ma non fondamentale per manifestare il lato emotivo di essa.

Una copertina assai didascalica. La leggerezza per te cos’è?
Leggerezza è una parola bellissima. Questa è davvero una bella domanda, perché questa parola è di una sottigliezza incredibile. Per me essere leggeri significa sentirsi liberi di esprimerci , senza il timore di ciò che potrebbe discostarci dal viverci pienamente un particolare momento della nostra vita. Ci si sente leggeri, spensierati quando non si dà troppo peso a ciò che potrebbe turbare i nostri pensieri in quel preciso attimo.

Quanto la nostra testa impedisce al mondo e a noi stessi di vivere con leggerezza? E secondo te è una cosa del tutto negativa?
Assolutamente sì, la nostra testa ci inganna costantemente, anzi è proprio essa la prima ad alzare le difese. L’essere umano ha una capacità incredibile di autodifesa talmente forte che quando sta vivendo, o addirittura ancor prima di vivere, un momento prezioso e significativo della sua vita, di “leggerezza” quindi, riesce a produrre pensieri negativi in modo tale da non permettersi di godersi a pieno quell’esperienza. Vi faccio l’esempio delle montagne russe; alziamo le nostre difese e quindi manifestiamo la paura ancor prima di sapere che cosa si prova realmente a vivere quell’esperienza. Poi una volta vissuta, capisci che è un’esperienza incredibile e che in realtà motivo di avere paura non ce n’era, perché la mente ha razionalizzato. La stessa cosa è estendibile a tutto il resto e a qualsiasi tipo di esperienza che noi andiamo a vivere fino a che non la rendiamo abitudinaria. Ma quando la si rende abitudinaria subentra l’aspetto sociale e razionale che ci rassicura e l’aspetto emotivo va sempre più a scemare. Dovremmo imparare a goderci le cose fin da subito senza pregiudizio ed esprimere le nostre sensazioni senza reprimerle.

Che sia dunque questa leggerezza una cifra stilistica di LuMi?
Beh, direi proprio di sì, altrimenti tutto quello che ho detto in precedenza sarebbe una calunnia.
Io lavoro costantemente sulla mia “leggerezza” e non credo smetterò mai di farlo, perché se i miei testi prendono forma è proprio grazie al fatto che riesco a far emergere le mie emozioni con estrema leggerezza e spensieratezza, che esse siano positive o negative.

Che poi questi colori a pastello si mescolano a tonalità scure urbane… in fondo LuMi chi è? Un cantante della periferia o un artista pop della felicità?
Come già detto prima non amo identificarmi; la copertina del mio singolo richiama a quel senso di libertà da ritrovare dentro noi stessi. Lascio all’ ascoltatore del mio brano e dei miei prossimi brani la facoltà di identificarmi come meglio crede, io nel frattempo mi avvalgo della consapevolezza che la mia manifestazione della felicità la devo, ad un foglio bianco, una penna e la musica che mi permettono di tirare fuori tutto ciò che dentro è ingarbugliato. Ho scoperto e continuo a scoprire giorno per giorno che bisogna coltivare sempre ciò che si ama davvero, per sentirsi realmente vivi. Grazie per le domande e un grande saluto alla redazione e a tutti i lettori.