Si intitola “Giungla” il singolo di Livido che spedisce alle radio come manifesto di questo disco dal titolo “Lividi e ferite”. Rapper di interessanti tinte che al suono e alla metrica non solo chiede tanto cliché classico ma cerca anche di rendere personale. Sembra quasi si torni più al peso della lirica che a quello della forma. Disamina sociale, aspetti quotidiani che pesano, ribellione più che resilienza. C’è dentro tutto…
Il rap oggi, secondo te, è un cliché di vita? Moda, estetica o modo di stare al mondo?
Oggigiorno il rap è indubbiamente uno dei generi di tendenza e di conseguenza molte persone,influenzate ovviamente da ciò che ascoltano,seguono la moda ed esprimono sé stessi seguendo questo filone. Il rap si è evoluto, abbracciando sempre una fetta maggiore di pubblico e ciò ha avuto risvolti sia nei capi di abbigliamento,con la nascita dello streetwear, sia nello sviluppo di una certa mentalità, il cui occhio guarda anche al personaggio che canta il brano e non solo alla sua musica; in particolare il secondo è indirizzato dalla ricerca di più attenzioni e di più interesse attraverso un approccio visivo,che nella storia dell’uomo è sempre stato un aspetto fondamentale,a maggior ragione se ora porta una maggiore entrata economica.L’estetica fa la sua parte in molte cose e mi sento di dire che anche nella musica riporti un certo peso.
Per me poi il rap rappresenta anche un modo di essere e di affrontare il mondo,ogni genere credo identifichi alcune nostre sfaccettature e nello specifico se ci riallacciamo alle radici profonde di questo genere non si può negare che esso sia nato come grido di rivalsa e di ribellione, perciò nella pratica credo che la risposta sia che rappresenti tutto ciò che mi è stato chiesto.
Che poi nella tua produzione scopro anche tante derive “orchestrali”. Poco bit metropolitano e molte aperture sospese, quasi distopiche se mi passi il termine… cosa ne pensi?
Sono pienamente d’accordo,i miei primi brani erano fortemente condizionati dalle colonne sonore e dalla musica classica,anche se per entrambe sono un ascoltore casuale.
Sicuramente hanno lasciato tracce nelle mie produzioni,anche perché le ho trovate sempre di grande impatto emotivo e di conseguenza delle perfette scelte da cui prendere spunto.
Un video manca… oggi nell’era della vetrina estetica di ogni cosa… come ti muoverai in tal senso?
Si il video manca,premettendo che è vero che attualmente il peso visivo di una canzone può influenzare il suo successo,reputo che il brano nel suo ascolto non debba necessariamente legarsi ad un contenuto video,anche per lasciare spazio all’immaginazione dell’ascoltatore e alla sua interpretazione; ciò non nega che in un futuro possa pensare di realizzarlo
A proposito di estetica mi piace tanto questa grafica disegnata. Anche qui si respira un mondo distopico…
La grafica doveva colorarsi delle stesse emozioni nate dal brano,la copertina è la prima facciata per l’ascoltatore e riveste la sua importanza,dove si intravede un futuro distopico bisogna saper imbracciare il proprio coraggio e puntare a cambiare l’esito del nostro destino, se non è ciò che vogliamo.
Alla fine, dentro questa giungla, si è diversi e feriti o se ne esce vittoriosi?
Ognuno di noi deve avere la forza per uscire da questa giungla,le ferite si cicatrizzano e cambiare non significa rimanere sconfitti,ma è il semplice sintomo dell’adattamento. Per uscirne vittoriosi dobbiamo superare tutte le trappole all’interno di questo ambiente ostile, in una giungla possiamo fare affidamento solo su noi stessi,dipende tutto dalla nostra forza di volontà, io voglio uscirne vincitore.