Articolo di Riccardo Bramante
E’ attualmente in corso a Venezia, nel Palazzo Ducale, la mostra dedicata a John Ruskin e alla sua opera principale “Le pietre di Venezia”.
Molto controversa è la figura di questo eccentrico inglese (1819-1900) che fu scrittore, poeta , pittore nonché critico d’arte. Nato in una ricca famiglia, intraprese anche lui, nel 1840, il suo primo viaggio in Italia, il cosiddetto “Grand Tour”, allora tappa obbligata per tutti gli artisti europei e non. In questo suo viaggio che lo aveva portato fino a Napoli e a Paestum, la sua grande scoperta fu, però, Venezia, con i suoi incanti ed atmosfere decadenti che ben si addicevano al suo carattere sensibile, sempre ondeggiante tra entusiasmi e depressioni.
Questo stretto legame con la città lagunare viene ben evidenziato nella sua opera “Le pietre di Venezia” in cui l’architettura ed il paesaggio viene descritto nei suoi minimi particolari di cui la mostra, per la prima volta, ne riporta, attraverso disegni ed acquerelli, le caratteristiche.
La pittura di Ruskin è ben distante da quella di Turner che nello stesso periodo si trovava a dipingere gli stessi paesaggi e che Ruskin stesso aveva conosciuto; infatti mentre Turner, “pittore della luce”, infonde nei suoi quadri atmosfere sognanti tutto colore e luminosità, la pittura di Ruskin è descrittiva, analitica ed estremamente reale.
Questa continua ricerca della realtà si percepisce nei numerosi disegni dal vero esposti nella mostra e nella stessa citazione che fa la fotografa Sarah Quill nel relativo catalogo quando evidenzia l’uso stretto che Ruskin ebbe con il dagherrotipo (le prime macchine fotografiche) per conservare tutti i dettagli architettonici da trasferire poi nei suoi disegni.
Accanto alle numerose opere pittoriche, la mostra presenta anche una ampia selezione dei “Venetian Notebooks”, dove Ruskin riportava schizzi, piante e misurazioni dei diversi ambienti e palazzi che andava visitando, nonché foto storiche e dipinti dei grandi pittori veneziani del Cinquecento da lui commentati.
La mostra, egregiamente curata da Anna Ottani Cavina, insegnante di Storia dell’Arte all’Università di Bologna e alla John Hopkins University Europe, rimarrà aperta al pubblico fino al 10 giugno nelle sale e nei loggiati del Palazzo Ducale con la scenografia del regista e costumista teatrale Pier Luigi Pizzi.