Il tributo alla bellezza delle “femmes fatales” con “J’adore la Femme”.

di Emanuela Mari

“J’adore la Femme”, j’adore Lilì Marleen è il pensiero che – di getto – mi viene alla mente riguardo al mio imminente spettacolo. “”J’adore la Femme” sarà in scena l’8 Marzo al Cappella Orsini Lab di Roma, in Via di Grotta Pinta 21. E’ un tributo alla bellezza delle “femmes fatales” del passato. Al suo interno sarà presente anche un numero sulla canzone Lilì Marleen ispirato, nel suo look, al mito Marlene Dietrich.

Avevo già proposto questo momento scenico nel mio precedente spettacolo “Rovistando tra cipria, lustrini, musica e…” Ma questa volta avrà un’altra atmosfera e una nuova suggestione, visto che sarò in coppia con il tenore Edoardo Guarnera. Non è un caso che abbia voluto fortemente ricordare questo celeberrimo brano musicale. A esso sono particolarmente affezionata. Risuona nelle mie orecchie sin dall’infanzia, quando ogni mattina alle sei, partiva il motivetto attraverso la sveglia del mio amato papà. Ricordo perfettamente quell’oggetto, come fosse ora davanti ai miei occhi: era laccato verde, design tedesco anni sessanta, di una di forma che un po’ ricordava l’omega greca, il quadrante dorato con i numeri romani. La sua voce era un dolcissimo e melodioso carillon.

Il testo di Lilì Marleen fu scritto durante la prima guerra mondiale dal poeta di Amburgo Hans Leip. La raccolta di poesie di cui faceva parte, fu ripubblicata nel 1937 e giunse nelle mani di una cantante di cabaret il cui nome d’arte era Lale Andersen, che si esibiva a Berlino e a Monaco. Costei si innamorò di quel testo poetico, e chiese al suo amico e compositore Rudolf Zink di musicarla. Il risultato non ebbe molto successo, perciò la cantante, un anno dopo, decise di affidarsi a Norbert Schulze suo ex amante divenuto, nel frattempo, un apprezzato compositore del regime. Neanche questa volta il pubblico mostrò grande entusiasmo per il prodotto, che continuò a vivacchiare nei negozi alla meno peggio.

Lo scoppio della seconda guerra mondiale, fu per Lilì Marleen la vera svolta.

Assai gradita a Rommel e ai suoi soldati, nonostante il testo non fosse un grande esempio di fedeltà militaresca, iniziò a essere trasmessa su Radio Belgrado. Quest’ultima, creata appositamente per le truppe tedesche, veniva captata in quasi tutta l’Europa e l’Africa settentrionale. Tutte le sere, alle 21.55 come sigla di chiusura delle trasmissioni, partiva “Lilì Marleen”. Inaspettatamente, la canzone divenne popolarissima anche tra i nemici del regime nazista! Successe così che, da quel momento, milioni di soldati e di civili si sintonizzassero su quella frequenza, sognando e versando qualche lacrima nell’ascoltare quella dolce e triste storia del soldato e della sua fidanzata che lui vorrebbe incontrare “wie einst”(come una volta) ma che, molto probabilmente, non rivedrà mai più.

Quando la guerra finì, Lili Marleen rimase. Piaceva ancora a tutti, anche se l’etichetta di canzone tedesca le conferiva un’ombra di negatività. Il riscatto arriva una sera d’estate del ‘45. L’attrice tedesca (trapiantata negli Stati Uniti) Marlene Dietrich, la canta in inglese durante la sua tournee in Germania tra i soldati americani. Il pubblico, entusiasta, le tributò un successo travolgente e il disco che venne inciso entrò nella storia della musica. Da lì in poi Lilì Marleen è divenuta immortale. E’ stata tradotta in quasi tutte le lingue del mondo, è diventata l’ispiratrice anche di pellicole cinematografiche e opere teatrali, oltre a essere riproposta da interpreti di tutto il mondo fino a oggi.

Vi aspettiamo perciò l’8 marzo al Cappella Orsini Lab di Roma, in Via di Grotta Pinta 21 per questo delizioso tributo alla bellezza delle “femmes fatales” del passato ancora tanto amato oggi.

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