La redazione
l’Orchestra Roma Sinfonica ed il Coro Roma Tre ed i solisti, Alessio Quaresima Escobar ed Ayoung Lee diretti dall’autore, il compositore messicano Alejandro Sanchez Navarro, hanno eseguito la Tesla Symphony Suite, una monumentale cantata contemporanea per grande orchestra, coro, soprano e baritono ispirata alla figura del grande scienziato serbo Nikola Tesla.
Il concerto è inserito nell’ambito della Stagione 2019-2020 dell’Orchestra Roma Sinfonica e del Coro Roma Tre di cui è Direttore artistico e musicale il M° Isabella Ambrosini, che ha curato il progetto per la prima europea dell’opera di Sanchez-Navaro in collaborazione con l’Ambasciata del Messico in Italia, dove è stato presentato il concerto in conferenza stampa.
Caratterizzata da una scrittura tonale brillante e da una orchestrazione timbricamente lussureggiante, dove grandi melodie emergono sostenute da un tessuto ritmico denso ed energetico, la Tesla Symphony ha dato vita ad uno spettacolo emozionante del quale i protagonisti sono stati l’universo, la sua energia e il suo ultimo grande indagatore, Tesla , accompagnati – e talvolta travolti- dal flusso impetuoso della musica che scorre incessantemente illuminando le immagini maestose della natura in movimento proiettate sullo sfondo.
L’Orchestra Roma Sinfonica ha eseguito la sostanziosa partitura con grande compattezza nella sezione degli archi, brillantezza timbrica nei fiati e notevole incisività ritmica nelle percussioni, che hanno giocato un ruolo molto importante nella realizzazione del brano.
Ottima anche la performance del Coro Roma Tre che è riuscito a svettare al di sopra dell’impasto sonoro dell’orchestra e della nutritissima sezione degli ottoni, distinguendosi per leggerezza e agilità nell’esecuzioni dei numerosi, arditi, passaggi vocali caratterizzati da una scrittura tipicamente orchestrale.
Alessio Quaresima Escobar ha debuttato nel ruolo di Nikola Tesla, scritto appositamente per lui dal compositore Navarro-Sanchez in occasione della prima europea dell’opera, tratteggiando la figura dello scienziato con grande sicurezza ed espressività, e con un timbro caldo e pastoso che gli ha permesso di distinguersi nettamente dal resto della compagine – corale e orchestrale – nonostante le asperità di una scrittura vocale che indugia spesso nelle regioni estreme del registro sia acuto che grave.
Una prova molto convincente anche quella di Ayoung Lee, nei panni della principessa Leila, dotata di una voce dal timbro angelico, miracolosamente trasparente e piena allo stesso tempo anche nelle altezze impervie, e talora estreme, del registro alle quali il ruolo la sospinge.
Grande il successo di pubblico, molto partecipe e attento durante tutta la performance, con molti applausi alla fine per il compositore e i musicisti tutti, e richiesta di bis.