
reali o fantastici.
Successivamente, però, il suo stile cambia, diviene più personale tanto da essere visto come l’antesignano di quel vedutismo veneziano in cui il paesaggio, pur mantenendo la cura minuziosa del dettaglio e della prospettiva, non viene riprodotto come una fotografia ma si arricchisce della fantasia dell’autore che non esita a cambiare architetture e colori per rendere meglio gli effetti luminosi dei diversi momenti della giornata.
Queste caratteristiche sono ben messe in evidenza nelle 68 opere in mostra, tra dipinti disegni e documenti, che ripercorrono l’intera vita artistica del protagonista che a buona ragione è così divenuto, in un certo senso, il più grande ambasciatore della bellezza di Venezia nel mondo; quella stessa Venezia che circa un secolo dopo venne definita da Monet città “troppo bella per essere dipinta”; e proprio in ciò risiede il genio del Canaletto: aver trasformato nei suoi dipinti la fredda rappresentazione di una città che da sempre ha spaventato gli artisti per la sua bellezza reale in immagini che la sua fantasia, insieme al suo virtuosismo tecnico, la rendono quasi irreale. Ancora in vita la sua fama si estese in tutta l’Europa tanto da essere chiamato a Londra dove rimase per oltre dieci anni producendo ininterrottamente lavori con vedute panoramiche dei ponti sul Tamigi, dei parchi inglesi e di scene di vita mondana.

La mostra sarà aperta dall’11 aprile al 19 agosto nel maestoso Palazzo Braschi, nel cuore rinascimentale di Roma, costruito a partire dal 1792 su progetto dell’architetto Cosimo Morelli per volere del Papa Pio IV che volle farne dono al nipote Luigi Braschi.
Articolo di Riccardo Bramante