Il nuovo disco del duo veneto dei Bob Balera – al secolo Romeo Campagnolo e Matteo Marenduzzo – da oggi sfida non solo le mode ma anche il mercato con un oggetto di gran classe ed eleganza: un SongBook che possiamo sfogliare gratuitamente. “Pianeti” lo abbiamo ampiamente conosciuto e lasciato girare dentro i nostri ascolti con questo gusto glam di un pop rock italiano anni ’70 e ’80 dove rimestare il mood battistiano e non solo, ovviamente. “Pianeti” è un modo assai distopico, trovo io, per contemplare il senso estetico dell’uomo e del suo modo di stare al mondo.

Quanto eros in questi video. Non penso sia lasciato al caso… che significa per voi oggi tutto questo?
Diciamo che la sensualità, l’erotismo, il rapporto di coppia passionale sono tra gli elementi cardine di questo album, e della scrittura stessa dei Bob Balera, almeno in questo preciso momento. E’ senz’altro un aspetto caratterizzante delle nostre 2 personalità (mia e di Romeo), per quanto vissuta con sfumature differenti. Per noi questo significa vivere il quotidiano.

E che rapporto avete con l’estetica di un nudo, di un corpo… con la sessualità in senso romantico?
Per quanto mi riguarda, purtroppo ancora tendo a separare nettamente l’aspetto sessuale da quello amoroso/romantico, riconoscendo in questo di dover ancora fare un percorso di crescita personale, augurandomi di poter trovare il bandolo di questa matassa intricata. Nell’ambito dell’estetica, scanso a piè pari la pudicizia, amo la bellezza del corpo nudo, sia esso visto come forma d’arte, sia più volgarmente come portatore di desiderio sessuale.

E poi dal disco tanti spunti glam per visioni dal passato. Anche negli anni ’60 e ’70 si era glam… Avete ripreso qualcosa di quel tempo?
Abbiamo attinto a piene mani dagli anni 70 in particolare, ma anche dagli 80 e dai 90, questi ultimi anagraficamente più vicini a noi, e che in prima persona ci hanno visto partecipi, sia da ascoltatori che da musicisti, con i nostri primi progetti musicali.
Possiamo dire che il riferimento maggiore arriva dalle sonorità di Lucio Battisti, così come da Enzo Carella, sfortunato quanto talentuoso interprete della musica italiana d’autore, anche lui a cavallo tra gli anni 70 e gli 80, ora parzialmente tornato a riscuotere un certo interesse grazie alle recenti ristampe dei suoi album. Per quanto riguarda il glam… secondo alcuni giornalisti, alcune sonorità del nostro ultimo album emanano richiami anche di quel mondo, che senz’altro ci appartiene, anche come estetica.

Secondo me, sempre pensando al passato, certe cose sono rimaste invariate. Lo pensate anche voi?
Se guardiamo alla musica, pur nel continuo rinnovamento, alcuni concetti fondanti sono radicati nel passato e rimarranno sempre attuali. Più in generale, diverse cose rimangono invariate nel tempo, magari cambiando forma ma non sostanza. Credo che illuminante, da questo punto di vista, possa essere la lettura della teoria degli archetipi di Carl Gustav Jung, che potrà essere indiscutibilmente più esaustivo di me nel rispondere alla domanda.

Posso dirvi che la copertina di questo disco somiglia poco al suo suono? Sembra più un disco digitale di cose sperimentali…
L’idea e la realizzazione della cover album sono opera del fotografo Antonio Campanella, nostro caro amico, una sorta di omaggio allo stile inconfondibile di Storm Thorgerson, mente che ha partorito alcune delle copertine più iconiche degli anni 70, tra cui impossibile non menzionare quelle per i Pink Floyd. Può senz’altro evocare suggestioni musicali differenti rispetto al nostro sound, ma l’idea di Antonio ci ha rapiti fin da subito, così come la successiva realizzazione grafica.