Produzione a firma della Koolbeat che porta in scena il primo vero progetto discografico di inediti di Aliké, performer a tutto tondo che dimostra grande personalità e una coerenza anche nello sposare cliché più apolidi del suono pop contemporaneo. Un titolo emblematico sopratutto per questo tempo strano che stiamo vivendo: “Free Therapy”, ep digitale dai colori accesi con un forte retrogusto di sex appeal.

L’estetica sembra essere tutto per questo nuovo progetto… cosa mi dici e come la vedi?
L’estetica è molto importante per me, ma per questo progetto non è tutto. Ho voluto trasportare le emozioni vissute nelle storie che racconto nell’album anche a livello visivo. L’immagine è un importante forma di comunicazione, e mi aiuta a veicolare i messaggi dei brani e a mostrare il valore artistico e professionale del progetto.

La bellezza diviene un punto forte ma non essenziale. La persona al centro… la bellezza al contorno. Sai che molto di questo arriva anche dai suoni?
Esattamente, Nelle mie canzoni al centro c’è la persona, il suo vissuto; io affronto temi come la separazione da chi amiamo, le incertezze del futuro, la solitudine e le debolezze che ci caratterizzano, per cercare di trasformarle in punti di forza della vita. A livello sonoro ho optato per rendere tutto poetico e suggestivo, quasi aulico.

E io direi che la tua voce parla continuamente di fragilità e vicinanza umana… il tuo canto come l’hai voluto, come l’hai gestito e per quale risultato finale?
Cantare è la disciplina alla quale sono più legata, e per raccontare le storie e le emozioni di Free Therapy i colori della mia voce sono stati sicuramente lo strumento più adatto.
Il canto trasporta le mie emozioni, veicola il mio mondo interiore e l’ho gestito dandogli sfumature diverse in base al tema che trattavo nei brani del mio EP. L’obiettivo finale è quello di riuscire ad arrivare al pubblico e lasciare spazio anche alla sua percezione emotiva della musica, trasformando alcuni sentimenti crudi in qualcosa di catchy e sognante.

Venendo a “Pills”, al video e al concetto: questa pillola a cosa serve nel tuo immaginario? Richiama un po’ quello Chanel N.5…
La pillola di “Pills” ha più significati e può essere impiegata in molti modi: rappresenta la soluzione a un periodo difficile usando come via di fuga la dipendenza dai farmaci; una pillola per sfuggire al tormento di sentire “troppo” o per annullarsi e non sentire più nulla. Questa pillola è anche la rappresentazione di una relazione tossica, una dipendenza emotiva dalla quale non si riesce a sottrarsi, nonostante ci si renda conto che per noi sia deleteria. Partendo da queste premesse, chi ascolta il brano può dare una sua valenza personale a questa pillola, ispirandosi al proprio vissuto.

La canzone pop fatta di grandi cliché internazionali e poi il linguaggio dei social. Non ti sembra una grande marcia di omologazione contro le individualità di ogni singola persona? Esteticamente e non solo… tu come la vedi?
Per questo progetto mi sono ispirata ai più grandi cantanti della scena musicale. La musica è sempre nata prendendo esempio da chi è arrivato prima di noi. Per quanto riguarda la scelta del linguaggio dei social, non credo si tratti di omologazione: sono giovane e mi rivolgo soprattutto a un pubblico della mia età, per questo è importante scegliere un linguaggio fruibile a tutti. L’estetica di “Free Therapy” è diversa, psichedelica e questo permette all’album di avere una sua personalità ben definita.