“Panico” è il primo EP digitale del cantautore alessandrino Simon Cole. Un pop cadenzato dentro un bit digitale che sforna ottime quanto classiche soluzioni rap e R’n’B di stile. Downtempo, luce scura, bianchi contro neri e poi quel sapore cadenzato che ha il senso di ogni parola, il respiro, lo spazio nudo e la contemplazione. Il tutto anche dentro dinamiche che, anche se di quando in quando cercano l’energia e il glam melodico, restano ben piantate a terra. Siamo dentro un lavoro personale, anche violento nella sua intimità. In rete anche un documentario che vi mostriamo a seguire… tanto perché l’immersione vi sia lieve.

Estetica contro contenuto. Un suono che ha molto del gusto glamour che troviamo dentro quei percorsi metropolitani… cosa ne pensi?
Il mio sound si è evoluto nel tempo, seguendo la mia evoluzione in quanto persona.
Non escludo che cambierà ancora molto nei prossimi anni, come immagino cambierò io.

E la periferia, la città… quanto ha contato per te e per questo progetto?
In realtà zero, questo progetto è nato dentro di me e parla di me. Il mondo materiale esterno
non ha avuto alcun valore nella nascita di PANICO EP.

L’estetica passa anche dalle immagini. Ho come l’impressione che il tuo volto, la tua identità siano meno in evidenza del solito, almeno secondo le abitudini pop italiane. Sbaglio?
Hai ragione, con questo progetto ho voluto spostare il focus sul tema del panico, dell’ansia
e delle conseguenze derivanti da questi disturbi. Non ritenevo importante mettere me stesso in primo piano, alla fine io sono soltanto un mezzo tramite cui liberare dei concetti e delle emozioni.

Nel documentario dici che hai bisogno di tanto tempo da dedicare al pensare, sul riflettere in merito alle cose. Sai che si sente anche dentro questo disco che molto spazio dedica al pensiero… sei d’accordo?
Credo di si, alla fine questo disco parla di me e dentro ci sono io. Immagino che ascoltandolo sia
possibile conoscere tante cose su di me, magari più di quelle che so io.

Suoni acustici o digitali? Simon Cole alla fin della fiera è dietro ai computer o con una chitarra acustica in braccio?
Credo nel mezzo, non riesco a sbilanciarmi troppo da una parte o dall’altra. Sono una persona molto dinamica e spesso sento il bisogno di cambiare.