È assai intrigante e decisamente ricco di fascino il pop quando si rende distopico e sospeso. Quasi industriale, di quelle costruzioni tipo Eur di Roma, quasi di nuovi regimi asettici e di geometrie severe. Ecco il video di “January” uno dei singoli estratti da “Ten Little Indies”, il nuovo disco di PoST. Ecco che mi ritrovo a cercare un senso e una forma, una regola da poter infrangere. Il sapore internazionale delle cose, nonostante un brano cantato in italiano che sinceramente non saprei collocare.

Il rock che diviene pop. Ha senso chiedervi se nascete prima rock o prima pop? Cioè prima pensate al modo o prima alla forma?
Credo che pensiamo prima al modo, ma teniamo in qualche maniera conto anche della forma. Per la verità non riteniamo di “essere diventati pop” solo perché il sound dell’ultimo lavoro è meno ruvido. Forse abbiamo messo degli altri vestiti rispetto a quelli che indossavamo in precedenza, in fondo sono cambiate tante stagioni, ma ci riconosciamo comunque in noi stessi.

E se vi chiedessi quanto di inglese c’è nel vostro modo di pensare al suono?
Il nostro modo di pensare al suono è quasi totalmente inglese. Veniamo da una formazione musicale fondata sul mondo anglosassone. Specialmente negli anni in cui siamo cresciuti (‘70 e ‘80) il panorama di musica “alternativa”, quella che maggiormente ci appassiona, in Italia era ancora molto di nicchia, mentre all’estero potevi contare su una scelta infinita di possibilità d’ascolto.

E perché un brano in italiano? Domanda che penso vi faranno tutti…
Con il secondo album passammo all’utilizzo della lingua inglese ma, al tempo stesso, volemmo
anche sottolineare da dove veniamo. Abbiamo voluto ripetere quell’esperienza. L’inglese ci permette di avere riscontri in tutto il mondo, ma rimane il fatto che tutti i nostri amici, puntualmente, ci ricordano che: “Ah, però, il brano in Italiano…”.

Oggi Torino che scena è? Un tempo tutto quel certo nord Italia culla un underground che penso si sia un poco perduto nel tempo… vero?
È un momento di bassa marea, specialmente per la gente che suona strumenti e che fa un certo tipo di cose. A Torino si nota parecchio, ma non solo qui. L’etichetta “indie” che, un tempo, aveva un significato preciso, adesso viene appiccicata a qualunque cosa prodotta in cameretta con un computer (o addirittura uno smartphone!) e cantata approssimativamente, alimentando un calderone di musica che suona tutta uguale. Ci sono dei segnali comunque che una rinascita possa venire, probabilmente i soliti corsi e ricorsi.

Belli i video che troviamo in rete. “January” nello specifico… che storia è? Ci si perde o ci si sta cercando?
Avete scelto uno dei nostri preferiti. Giorgio Blanco (il regista del video) ha svolto un lavoro eccellente, partendo da un’ispirazione tratta dalla pellicola di Aki Kaurismäki “Ho affittato un killer”, per giungere alla storia di un uomo che fugge da sè stesso. La domanda coglie in pieno gli aspetti ambigui della storia. Il protagonista si dà alla fuga, ma al contempo sembra anche cercare il suo inseguitore. Nel finale della storia, tuttavia, una volta scomparsa la minaccia, l’uomo è finalmente libero di perdersi.