Ci saremmo attesi una vena di eros decisamente più spiccata… ma poi perché In fondo siamo nel territorio di un pop d’autore che sfacciatamente strizza l’occhio al suono digitale moderno, con toni quasi da trap. Il progetto Natavia – ovvero Nik Zechender e Martina de Filippo aka Ramanty – sbarca in radio con il nuovo singolo “Sfumature”: manifesto di vita, questo gioco sempre in bilico tra piccolissimi dettagli. Sono le vere differenze…

Il suono e le sue emozioni: quanto eros c’è dentro tutto questo?
Direi che un velo di eros non guasta mai, attraverso le emozioni espresse nel brano si riescono a percepire quelle sensazioni che ci lasciano un piccolo brivido attraverso l’immaginazione dell’evolversi di sguardi, parole e abbracci.

Come gestisci quindi l’elettronica per evocare atmosfere intime?
È fondamentale cercare una sonorità che accompagni il significato del messaggio, i suoni elettronici hanno un’ infinità di sfumature, ciò ci permette di adattare al meglio le sensazioni da comunicare attraverso vibrazioni e suoni elettronici e non.

L’uso della lingua napoletana, perché è una lingua: un punto chiave, una caratterizzazione o semplice moda?
La lingua è ciò che ti rappresenta, racconta il territorio in modo viscerale. Per fortuna adesso si dà tanto spazio alla musica napoletana, non credo sia per moda ma probabilmente si è finalmente colta l’essenza stessa del linguaggio e anche la grande musicalità.

Quali sono gli strumenti e le tecniche di produzione che contribuiscono a creare l’equilibrio tra tecnologia e tradizione nel sound di Natavia?
Possiamo dire che cerchiamo di essere il più naturali possibile, proviamo a miscelare gli ascolti facendoci trasportare dalle sensazioni del momento. Il nostro obiettivo è proprio quello di creare un sano equilibrio tra musica pop, l’elettronica, con la lingua napoletana che arrivi il più possibile a tutti.