Un disco come “Racconti di mare. La via delle spezie” è sicuramente un disco pregno di personaggi che esulano dal tempo moderno e portano con se le storie, la storia, il futuro anche. Dalle origini arriva sempre una codifica esatta di quel che saremo. Che poi il cantautore toscano Ivan Francesco Ballerini non è nuovo a questo tipo di mescolanza, tra personaggi reali e quelli inventati, dai Nativi Americani del suo esordio “Cavallo Pazzo” alla vita di tutti i giorni che troviamo in “Ancora libero”. Oggi un nuovo disco dentro cui ogni cosa diviene personaggio in fondo: persino racconti buoni da ascoltare “Al bar del porto”, tanto per citare il primo singolo estratto. E la sua voce pulita, delicata, matura, ostenta un suono magistrale, artigianale, per niente futuristico. Suono suonato per tessere i volti e le voci di uomini che hanno fatto la storia ma anche di quelli come lui che la storia la scrivono a casa loro. Un disco di canzoni d’autore raffinato ed elegante.

Da un disco come “Ancora libero” a questi nuovi racconti di mare. Ricorre in qualche modo la libertà?
Credo proprio che questa nuova avventura, che porta il titolo di “Racconti di mare – la via delle spezie”, sia intrisa di libertà, o almeno, voglia di libertà. Libertà di issare l’ancora, spiegare le vele, per gettarsi in mare verso nuove scoperte, nuove avventure.
Lasciarsi alle spalle, sulla porta di casa, tutti quei biglietti appesi che non ci appartengono più e da cui sentiamo il bisogno di distaccarci.
Tutto questo scritto da un impiegato, che lavora in una azienda chimica, penso che prenda ancor più valore. Una vita, la mia, certamente non libera… credo in fondo che scrivere rappresenti per me quella porta, per liberare i miei sogni.

Il sex appeal dei nuovi suoni digitali in che modo sei riuscito a schivarli? Questo sembra essere ancorato ad una forma canzone “antica”… ma sempre alta…
Guarda, credo che i suoni digitali (bellissimi a mio parere) non si sposino con la mia voce… almeno questo credo. Ma non vuol dire che non mi piacciano.
Tuttavia, preferisco sempre lavorare con la chitarra, il violino, il pianoforte.
In questo disco si può ascoltare la stupenda fisarmonica di Stefano Indino,
che gioca e rincorre le note dello splendido violino di Alessandro Golini… due musicisti di altissimo valore umano e tecnico. Non da meno i due chitarristi Alberto Checcacci (direttore artistico) e Giancarlo Capo (arrangiatore di alcuni brani). A chiudere il cerchio, per rendere tutto ancor più magico, proprio come se ci trovassimo in alto mare, in una notte di luna piena… la splendida voce di Lisa Buralli.
A tutti questi artisti, con cui spero di lavorare nei futuri progetti, che sono già sono scritti… GRAZIE di cuore.

Tornano i grandi personaggi della storia. Perché questo fascino, queste storie… perché ricercare le loro voci?
Non sono io che cerco loro… sono piuttosto loro che cercano me. Di questo ormai ne sono più che convinto. Sono loro a svegliarmi la notte e a chiedermi di parlare ancora una volta di loro.
Così sono nati i brani di Vasco da Gama e del misteriosissimo Pêro da Covilhã. Per scrivere il testo di quest’ultimo personaggio che vado nominando, mi ci son voluti tre lunghi mesi.
Tre mesi per studiare tutta la sua storia, complicatissima, piena di fatti al limite del fantascientifico, considerando che ci troviamo sul finire del 1400. È un vero onore per me poter aver parlato nuovamente di loro, e credo convintamente che ciò mi porterà fortuna.

La produzione questa volta sembra avere un piglio maggiore. Come ci hai lavorato?
Ci ho lavorato di pancia. Tra l’altro avevo portato a termine un disco che avrebbe dovuto intitolarsi “incontro al destino, disco in cui la taylor song, l’avevo scritta dedicandola al famosissimo paracadutista acrobatico Patrick de Gayardon. In questo primo progetto, ogni brano era legato a questo aspetto assolutamente imprevedibile della nostra vita, che definiamo destino. Poi letta la storia di Vasco da Gama ho cambiato idea, ho abbandonato il primo proposito, per pensare un disco completamente legato al mare. È così che pia, piano ha preso corpo e sostanza “racconti di mare”.

La bellezza di un uomo spesso è legata all’età… e forse nella maturazione questa tende ad esaltarsi. Così la saggezza, così la voce e la pazienza. Chi sta diventando Ivan Francesco Ballerini? Trovi che questo disco sia più bello dei precedenti?
Senza dirlo apertamente mi state rivolgendo un grandissimo complimento… e di questo vi dico grazie. La maturità, molto spesso, non porta niente di buono per la maggioranza di noi, se non qualche acciacco. Ma quando si hanno dei buon progetti, dei sogni nel cassetto da realizzare, come dico nel brano “Dio c’è”, allora l’avanzare del tempo si accetta con maggior consapevolezza.
Ho iniziato a scrivere canzoni per gioco, un modo per mettersi alla prova e vedere di cosa fosse capace Ivan Francesco Ballerini. Poi, pian, piano ho iniziato a prendere consapevolezza di quelle che potevano essere le mie potenzialità. Il fatto è che ho moltissime cose da raccontare, condensate nei lunghi faticosi anni in giro per il mondo. Così le storie affrontate in questi viaggi, si sono mescolate con l’amore per l’alta letteratura, e per tutto ciò che ha scossa la mia curiosità di uomo.
Credo questo disco sia più bello dei precedenti… lo credo assolutamente, pur essendo legato a doppio filo con “Cavallo Pazzo” e “Ancora Libero”.
Sono più belli i testi delle canzoni, più intriganti gli argomenti trattati e molto più belle le liriche che accompagnano queste canzoni. Ma il modo di scrivere, pur affinandosi, resta assolutamente riconoscibile.

Parlando di glamour e di bellezza è inevitabile pensare alla copertina… il disegno torna come un ingrediente costante della tua musica…
La copertina, bellissima, ritrae questo uomo che guarda il mare… molto probabilmente l’oceano, estasiato da questa visione. Ti catapulta dentro questa avventura, questo viaggio umano, ti prende per mano e ti invita a fare parte del vascello.
Fa parte di 26 tavole, una più bella dell’altra, che hanno dato vita al bellissimo video, diretto da Nedo Baglioni, del brano Vasco da Gama.
Fa pensare alla chiusa della poesia di Leopardi: “l’infinito”

“e così, in questa immensità,
s’annega il pensier mio,
e il naufragar m’è dolce
in questo mare”

…sono pur sempre figlio di un pittore.