Con “Tornerà”, la cantautrice Gloria Rogato riesce a intrecciare poesia, musica ed emozioni in un viaggio tra ricordi e perdono. Le sonorità evocative accompagnano una narrazione profonda che non smette di stupire. Scopri nel dettaglio questa straordinaria visione nell’intervista che segue.
Bentrovata, Gloria. Il tuo nuovo singolo “Tornerà” è stato definito un “dipinto musicale”: secondo te, cosa lo rende tale?
Il brano vuole essere una narrazione che crea determinate immagini attraverso le parole e la musica. L’arrangiamento segue un crescendo dinamico, dall’inizio del brano scandito dalle sole voci riverberate su un letto di pianoforte e chitarra, come a rappresentare un risveglio in un luogo lontano e indefinito, quasi ultraterreno; man mano che ci si addentra nei ricordi di vita dell’anima che racconta ciò che ha passato, gli strumenti si fanno più nitidi, così come si fa nitida la sua visione delle cose. Il finale, dove si è raggiunta una rassegnata consapevolezza di ciò che è stato il suo destino, si presenta come un’esplosione di emozioni scaturite dalla sua storia di vita, ed ogni strumento sprigiona il proprio suono mantenendo tuttavia la massima delicatezza.
L’anima che non possiede più un corpo raggiunge nuove consapevolezze? Il distacco carnale dal mondo genera nuovi punti di vista?
Il distacco carnale era indispensabile all’anima ancora in vita per comprendere la decisione dell’altra anima, che non possiede più un corpo a causa della guerra, di perdonare le atrocità commesse dalla cattiveria umana e di non continuare a perpetrare odio, facendosi divorare da esso. L’unica maniera per accettare il proprio destino è guardare le cose dall’alto, metabolizzando ciò che è passato e proseguendo in un cammino di luce dove non ci sia più spazio per l’odio, dove nessuno potrà mai più soffrire o subire del male. La cattiveria intrinseca nell’essere umano si palesa in ogni angolo del pianeta e in ogni tempo, al di là della guerra. Non c’è veramente qualcosa che possiamo fare a riguardo, se non combattere l’odio, i pregiudizi e l’ignoranza con ogni mezzo che abbiamo.
Se dovessi descrivere il brano con tre parole, quali sarebbero?
Credo resilienza, carezza, onirico. Resilienza perché è ciò che più caratterizza la forza di quest’anima di lasciare andare l’odio, nonostante ciò che ha vissuto. Carezza, perché vuole con estrema delicatezza porgere una mano e dare conforto a qualcuno che ha subito del male. Onirico, perché narra questa storia come se fosse il risveglio dentro un sogno, e si distacca dalla realtà per poterlo comprendere e vivere davvero.
Hai tratto ispirazione da qualche genere particolare, per la scelta della musica?
Non mi ispiro a nessun genere particolare quando compongo la mia musica. Lascio che sia la tematica del brano a dare forma al pezzo, anche se devo dire ho una predilezione per gli strumenti e le parti suonate nota per nota, intrecciate meticolosamente tra di loro. Nei miei brani si deve sentire l’anima del musicista che suona in ogni singolo strumento; infatti, ho un team meraviglioso di musicisti incredibili che mi seguono nella produzione dei brani e nei miei concerti live, coi quali riusciamo a capirci al volo in fase di arrangiamento e a tirare fuori l’anima e l’essenza di ogni brano.