È come se ritrovassi passaggi del suo passato dentro questo piccolo romanzo in 9 racconti canzone. È come se ci volessi ritrovare il sentiero percorso e poi farlo a ritrovo. Un disco denso di nuove semplicità questa nuova prova di HELLE, al secolo Lisa Brunetti. “La colpa” è una storia d’amore prima con se stessi e poi con una persona che ci corre verso. È la vicenda di Giada che rinuncia o rifiuta o abbandona l’amore per Ludovico. È tutto questo e tanto altro ancora in un suono che non cerca la trasgressione digitale ne tantomeno quella melodica. Anzi… ho voluto brevemente farli due passi indietro, partendo da questo concetto che è poi l’epilogo di questo lavoro discografico che a tutti gli effetti va letto e forse “meno” ascoltato… l’estetica per HELLE ha preso sempre meno un ruolo secondario. Il sentire dentro e fuori il peso della parola, invece, è una sorta di emancipazione a cui l’artista bolognese ci sta abituando ormai da tempo…

Perché Giada ha deciso la tempesta in luogo del riparo? In altre parole: perché la solitudine invece che l’amore?
“Arriva il momento in cui ogni volo sembra idiota, quando conosci la caduta che lo segue” – perdona l’auto- citazione. Giada ne ha viste talmente tante da non credere più a niente: all’amore, alla felicità, alla tristezza stessa. Vede e vive solo il tempo che scorre attorno, addosso e dentro di lei; le scelte, i rimorsi, il terrore che le infonde l’idea di una reputazione eternamente compromessa non solo dagli errori, ma anche e soprattutto dalle sue negligenze. È ancora attratta dall’idea del pericolo, ma ha capito che a forza di giocare – perché alla fine non è che un gioco, profondo o superficiale che sia il suo significato – poi si finisce schiacciati dal peso della propria curiosità, e se ne paga il prezzo.

Sempre parlando per allegorie, anche dentro “La liberazione” in fondo (anche se per altre ragioni) veniva celebrata la solitudine come soluzione finale. Li c’era anche un riappropriarsi delle radici e della natura… è un tema che torna?
Personalmente, credo che alla fine de “La liberazione” la protagonista non la si possa definire veramente sola. Come un’eterna bambina ignara della morte, deride a pieno sorriso le contingenze tristi della vita – per le quali si cruccia invece Giada nell’altro racconto. La vera solitudine – e questa è una mia opinione – non è un fatto fisico, ma un’orribile sensazione difficile da scrollarsi di dosso, un po’ come il sudore in un’estate afosa e caldissima. Un’ulteriore differenza consisterebbe nel fatto che nello sviluppo de “La liberazione”, la solitudine evocata dalla protagonista sia dovuta ad abbandoni altrui; ne “La colpa”, invece, la strada deserta finale se la sceglie da sé Giada. In entrambe le conclusioni troveremmo una contro-reazione, ad ogni modo: un senso di ribellione. Per questo motivo infatti i due racconti, i due album, ecco, li vedrei uno come il retro della medaglia dell’altro. Grazie mille per aver posto questa riflessione.

In “Disonore” invece? L’individualità che posto aveva? Che cambiamento vedi e celebri da quel primo disco ad oggi?
“Disonore” è un disco che vedo simile a “La colpa” per infiniti motivi – fra i quali una certa dose di leggere critiche alla società. Fra “Disonore” e “La colpa”, ad ogni modo, c’è la differenza sostanziale della consapevolezza data dall’esperienza. Anni fa mi chiedevo chi fossi stata, oggi mi domando cosa fare di me stessa. Conosco la verità della mia persona e delle mie indoli, e fra esse – e ciò che vorrei che fossero – ci sono tante, tantissime miglia da smaltire. La domanda è: riuscirò mai a farlo?