Gianni Franchi e Andrea Beccaccioli, e successivamente da Giovanni Mavuli in sostituzione di Marco Aurelio Ursini alla batteria. Ecco la radiografia estetica degli Echoes che sfoggiano droni post-apocalittici per un suono industriale e contemplativo. Esce “Io” per I Dischi del Minollo (label per niente nuova a questo tipo di sonorità), opera di visioni elettroniche miste ad un rock solipsistico e gutturale dal quale però non si vedono scenari privi di luce.
«Per presentare l’album, partirei dalla stesura dei brani, che quasi sempre avviene in sala, magari partendo da un’idea di un riff o di un loop elettronico, per poi iniziare a svilupparne il contenuto. All’inizio del progetto eravamo solamente in due, Io ( Gianni) al synth ed Andrea alla batteria. Volevamo creare un duo batteria e synth appunto ma ci siamo accorti che prendendo chitarra e basso, le cose fluivano meglio. Abbiamo iniziato a combinare sequenze di synth e drum machine a riff pesanti ed ossessivi, inevitabilmente ci siamo accorti che un terzo elemento alla batteria fosse indispensabile. Entra così a far parte del progetto Marco, alla batteria. Da qui nasce il progetto Echoes che definiamo Tri sludge metal drone, dove le influenze di hard core, metal, post rock, elettronica, ambient e droni, si intrecciano. Dopo avere registrato l’album “Io” purtroppo Marco ha abbandonato il progetto ed è stato sostituito da Giovanni, batterista anche dell’altro progetto di Andrea, Siberia». Echoes