Andrea Panait in arte Daut sa bene come veicolare il bello, l’estetica del glam dentro forme pop. Un titolo di contraddizioni sin dalle origini: “Hate n Love” è un viaggio melodico ma anche decisamente metropolitano dentro due estremi che contaminano ogni angolo della nostra normalità. Ed è di normalità ciò di cui si parla, un abbandono lieve…
L’estetica conta moltissimo in questo suono. Non riesco a vederlo scorrelato. Cosa ne pensi? Come a dire: un suono che si fa vedere…
Se ha suscitato ciò, vuol dire che uno degli obbiettivi che ci siamo prefissati è stato raggiunto. Come per il mio scorso EP, in questo progetto volevo dimostrarmi il più versatile possibile, ma con un occhio di riguardo in più verso la scelta delle produzioni e lo stile di scrittura.
Riuscire a regalare qualcosa di unico con dei brani più diversi del solito è una delle cose che mi rende più soddisfatto.
Che poi è un suono scuro, per niente metropolitano quanto più aperto in cerca di nuova aria…
Esatto, con questa nuova uscita, più che cercare la forma perfetta, volevo toccare un suono più underground, un suono che parlasse coi piedi per terra.
Chi è DAUT oggi? Amore o odio? O entrambi?
Sono sempre in bilico tra i due, ma se divido artista e persona la risposta cambia, infatti, Daut pende verso l’Hate e Andrea verso il Love.
Le due facce di una stessa medaglia. Sono coperti gli occhi in copertina… come a dire: non importa chi siamo, vale per tutti?
Certo, il senso di fondo è universale. Inoltre la fascia sugli occhi funge da metafora per il detto “accecato dall’odio” e simboleggia anche il non riconoscere l’amore quando e davanti a noi.