Si intitola “From Now On” il nuovo disco di Beppe Cunico è un vinile che parla di rock e di altissima quiete nel modo di guardare il futuro. La rinascita è il centro nonostante questa copertina che sembra richiamare modi demoniaci. Oppure è quel ricostruire contorni e riprendersi luce. Un disco alto, di operistiche soluzioni rock, di prichedelia, di progressive… di quel certo modo che rimanda alla letteratura di Peter Gabriel e compagni. Ottima anche la sua produzione video…
Il tuo primo vinile è stata un’opera – se mi permetti di esagerare – colossale per i tempi moderni e per la nuova musica italiana. Ci siamo ripetuti per questo secondo vinile? Cosa ci aspetta?
Certamente. Come contenuti sono cresciuto. Se nel primo ho voluto fare un tributo alla musica della giovinezza, qui sono io, Beppe Cunico. É sempre un doppio lp, molto curato, con tanta energia. Un alchimia di atmosfere e suoni che avvolgono, portando l’ascoltatore a un un mondo di musica suonata, senza finzioni.
Colori scuri nella copertina e nel suono, nonostante le numerose aperture in maggiore. Eppure parli di speranza. Come la leggiamo questa “contraddizione”?
Stiamo vivendo un periodo molto difficile e triste e il mio sguardo si sforza di vedere oltre, un futuro migliore, soprattutto per le prossime generazioni. Nel mio piccolo cerco di divulgare un messaggio che sia di monito a chi sta governando, affinché arrivi un cambio di rotta e che porti ad una rinascita umanistica, artistica e di valori. Abbiamo assolutamente bisogno di riscoprire amore, amicizia, altruismo, difesa del bene comune, per oscurare gli stereotipi negativi di vita attuali.
Nei video il corpo che danza è un elemento che torna. Che significa per te?
La musica deve provocare brividi e farti muovere e la danza rappresenta la fusione con la musica, la bellezza. Il coinvolgimento fa sì che gli occhi seguono ciò che le orecchie sentono. Il movimento ritmico e sinuoso del corpo è gioia.
E torna anche l’allegoria dei disegni: anche questo, è un qualcosa dal significato profondo o un semplice gusto estetico?
Mi piace usare il disegno perché permette di ricreare ambientazioni particolari, altrimenti difficili da riprodurre e l’uso sapiente dei colori crea una profondità incisiva. E poi vuole essere anche un legame con il precedente lavoro. Ed anche un elemento distintivo nel mondo Prog Rock.
Dal vivo sei riuscito a portare tutta questa impalcatura sonora?
Avendo la fortuna di suonare con musicisti fuori dal comune, sono riuscito nei concerti a ricreare e, a volte, migliorare l’impatto della mia musica, con dinamiche e improvvisazioni. Devo ringraziare moltissimo Sandro Franchin che ha costruito una band intorno a me incredibile: Mattia Tedesco alla chitarra, Andrea Torresani al basso, Roberto Artuso alla batteria, Marco Boem alle tastiere e Marta Bonato ai cori e poi c’è Alberto Gaffuri FOH. Praticamente un dream team. Poi anche l’aspetto visual é stato molto curato, mescolando i video dei singoli con altri creati da Annabit, electronic performer molto brava.