Il dolceamaro ricordo dei momenti trascorsi in adolescenza spezza la tensione del presente, più maturo e consapevole, intromettendosi nella quotidianità della protagonista. Ecco l’antitesi guida dell’intero progetto. 

Lisa ha 38 anni ed è la madre di Giulio insieme alla sua compagna Gaia. Gestisce da anni Coming Out, il primo locale gay di Roma. Il cortometraggio la riprende infatti durante i giorni più importanti per lei e per la sua attività, i giorni del pride. Quest’anno però qualcosa è cambiato: le emozioni suscitate dai i primi secondi del corto, che introducono un amore sincero e innocente tra due giovani ragazze, sono subito troncate dal cambio di prospettiva sul presente, durante la quale anche solo le primissime parole scambiate tra Gaia e Lisa ci lasciano intendere che è oramai svanita la complicità di una volta. Il carattere fondamentale della regia sta proprio qui, nella capacità di condensare tanta profondità in breve tempo, facendo in modo che arrivi più immediatamente possibile al pubblico, capacità oltretutto chiave di un progetto che ha come intento la sensibilizzazione. Tutto questo è reso possibile grazie a diversi accorgimenti, quali la camera sempre piuttosto interna alle scene, l’autenticità dei modi e dei dialoghi dei personaggi, la semplice ironia che aiuta a familiarizzare con l’ambiente e ovviamente le mirate capacità interpretative degli attori. L’immersività del corto è garantita inoltre da modelli che si ripetono spesso e con cui lo spettatore impara ad empatizzare, come il fermento dei preparativi che scuote il locale o la tensione tra le due protagoniste che prontamente scivola via durante ogni interazione con il piccolo Giulio, ciò che ancora le tiene indissolubilmente legate.

Il cortometraggio è un progetto completo, riuscito nel suo intento, che è riuscito a comunicare in maniera estremamente semplice temi così complessi.

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