Una storia lunga 20 anni, anzi qualcosa in più se vogliamo fare della matematica precisa. Ma la ricorrenza, simbolica e non, è la scusa buona per tirare una linea che non è di somme finali (e ci mancherebbe altro), quanto più un intermezzo per capire o semplicemente per rivedere… e rivedersi dentro anche!!! Splendida Andrea Mirò che celebra un compleanno di carriera così importante con un disco tributo alla sua vita: “Camere con vista” è proprio questo, una tracklist di 38 brani disposti in ordine cronologico dentro cui ripercorrere alcune delle forme e dei tempi più importanti di questo lungo viaggio. Un viaggio dentro cui il pop d’autore ha sempre più lasciato la tradizionale forma canzone per un fuori pista di personalità e ricerca…

Voglio dirtela così come mi viene. Al tuo nome, al tuo pop, al tuo rock, ho sempre associato un gusto glamour dai tratti inglesi. Cosa ne pensi?
Sarà perché ho ascoltato molta musica inglese ed è stato sicuramente un imprinting soprattutto nel periodo della crescita, in adolescenza. Solo dopo ho cominciato ad apprezzare veramente la scena cantautorale nostrana, soffermandomi di più sui contenuti testuali, a capirne l’importanza comunicativa e la pregnanza. Ma più in generale quello british mi è sempre sembrato un mondo più sganciato dagli stereotipi femminili tipici della cultura estetica italiana; e anche più attinente alla mia immagine, piuttosto androgina (che ho amato fin da ragazza come espressione di una femminilità meno scontata, più affascinante, con più sfumature d’interpretazione).

E forse non è un caso che sulla maglietta porti i Sex Pistols?
Tutto il punk ha cercato di “scandalizzare i borghesi”, di scuotere ribaltando i ruoli, esponendo ciò che prima non era “permesso” esporre, calcando la mano sul trucco, utilizzando materiali “impropri” etc. Tutto fuori dagli schemi imposti. Quindi la maglietta dei Sex Pistols che vedi ci sta (anche se in una versione più glam, con le perline e gli strass), non credo di esser facilmente catalogabile in uno schema fisso.

Dal pop più classico a fuori pista interessanti come “Reo Confesso”. Che evoluzione è stata?
Credo si possa proprio chiamare “evoluzione”. In questa raccolta la scelta in sequenza temporale dei brani ha proprio l’obiettivo di condurre l’ascolto per comprendere la crescita artistica col passare degli anni: nei testi, nell’esposizione vocale, nel lasciare man mano la forma-canzone col suo paradigma abbastanza classico per approdare ad altre declinazioni più personali, nella libertà delle ambientazioni sonore.

E se la corsa è ancora in corsa… che evoluzione stai per vivere?
Questa è una domanda a cui ora come ora non riesco a rispondere, ma credo che le suggestioni degli ultimi anni – tra esperienze teatrali e lavoro su materiali musicali meno battuti in precedenza – mi portino in un territorio che sarà più sperimentale.

Il suono digitale delle nuove mode in qualche modo ti sta conquistando? Oppure si tornerà alle origini del suono acustico?
Se per “suono digitale” s’intende ciò che omologa buona parte delle produzioni più sentite in radio, no non mi interessa e non mi è mai interessato nemmeno negli anni precedenti (c’è sempre stato un suono di fondo “alla moda”), non scrivo pensando per compartimenti stagni, né per la moda del momento. Mi interessano invece le nuove suggestioni, i nuovi suggerimenti, a volte incontrano il mio gusto altre no, mi interessano i nuovi mezzi a disposizione per far sì che un suono sia coinvolgente o particolare o spiazzante. Per il resto credo che assecondare la propria cifra stilistica sia il lavoro più sincero che un artista possa fare per proporre al pubblico sempre qualcosa di vero, sforzandosi ogni volta di declinarlo aggiungendo-sottraendo-modificando gli elementi che gli sono propri per rimanere caratterizzato, ma senza accondiscendere a tutti i costi alle istanze del mercato.
La modalità “acustica” e “analogica” non sono mai scomparse, possono essersi attenuate a seconda dei momenti storici, ma questo mestiere artigianale parte sempre da lì, perché per esempio una Lady Gaga che fa un disco superprodotto tecnicamente e un supershow “con fumi e raggi laser” (per citare un grande) poi si siede al pianoforte, e commuove anche un morto con la sua bravura e il suo talento. E chapeau.